“LA CHITARRA DI PINO RUCHER”
 
 
 
 
 
 
Per gli approfondimenti di Rai Tre, a cura del giornalista Enzo Del Vecchio, è stato trasmesso (nel novembre del 2008) il servizio “Le corde del West” dedicato a Pino Rucher.

Roberto Pregadio, famoso maestro d’orchestra della Corrida ricorda la capacità d’improvvisazione e il perfezionismo di Rucher. Adriano Mazzoletti, critico musicale, ne ricorda la capacità, allora rarissima, di riproporre arrangiamenti e temi desunti dal jazz: era l’unico in Italia in grado di riproporre la musica di Barney Kessel, celebre chitarrista jazz americano.

Silvano Chimenti (chitarrista RAI) ricorda i momenti passati insieme nella “buca” del Teatro Sistina per la commedia “Alleluja brava gente”. In chiusura, il servizio propone brevi ricordi dei cantanti Carla Boni, Aura D’Angelo e Giorgio Consolini, oltre che del critico Dario Salvatori.

Trascrizione del servizio di Enzo Del Vecchio su Pino Rucher del 3 luglio 2008
«La storia di Pino Rucher, grande chitarrista e arrangiatore di origini pugliesi, nel servizio di Enzo Del Vecchio, vediamo».

Il virtuoso della chitarra elettrica di molti spaghetti western all’italiana, il solista capace di incidere parecchie centinaia di canzoni, alcune delle quali hanno fatto la storia degli anni migliori della televisione italiana. È Pino Rucher, nato il 1° gennaio del ʻ24 a Manfredonia e morto a 72 anni a San Giovanni Rotondo nell’agosto del ʻ96.

Rucher iniziò la sua carriera artistica a 19 anni con le orchestre degli anglo-americani per poi entrare, dopo aver vinto il concorso, a Radio Bari nel 1946 con l’orchestra Ritmo-Sinfonica di Carlo Vitale. Trasferitosi a Milano, diventò prima chitarra dell’orchestra di Cinico Angelini prendendo così parte a innumerevoli eventi musicali dello spettacolo e della TV, dal Festival di Sanremo a Canzonissima, dal Gran varietà a Studio Uno. Ma Pino Rucher lasciò artisticamente un segno importante anche proprio sulle colonne sonore di molti film, a cominciare dalla cosiddetta ‘Trilogia del dollaro’ di Sergio Leone, “Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più”, “Il buono, il brutto, il cattivo”.

Di Pino Rucher poco si è saputo al di fuori del mondo degli specialisti fino ad oggi perché l’artista di Manfredonia era un personaggio molto schivo, amava fare vita appartata e così siamo andati a trovare a Roma alcuni dei suoi pochi veri amici.


Intervista di Roberto Pregadio su Pino Rucher
«Pino Rucher era un uomo riservatissimo nella vita, bravissimo musicista, bravissimo chitarrista, generista, perché lui amava il jazz. Lui improvvisava benissimo, benissimo, in maniera, proprio era pignolo perché si preparava, aveva già in testa gli accordi, ma era pignolo perché proprio cercava di perfezionare sempre più la sua esecuzione».

Intervista di Adriano Mazzoletti su Pino Rucher
«Pino Rucher è stato uno straordinario strumentista, assolutamente, uno dei migliori strumentisti nel campo specifico della chitarra, della chitarra elettrica, che ci sono stati in Italia. Abilissimo nel riproporre temi, arrangiamenti, assoli desunti dai grandi del jazz. Era famosissimo perché era l’unico in Italia capace di proporre la musica di Barney Kessel, per esempio; Barney Kessel è un chitarrista molto importante americano. Musicalmente parlando era straordinario. Aveva una bellissima sonorità sulla chitarra; infatti, lui veniva spesso utilizzato da grandi autori di musica da film proprio per la capacità che aveva di interpretare ed era, diciamo, molto musicale».