“LA CHITARRA DI PINO RUCHER”
 
 
 
 
 
 
 
Pino Rucher (Manfredonia, 1º gennaio 1924 – San Giovanni Rotondo, 16 agosto 1996) è stato un chitarrista e arrangiatore italiano.

Pino Rucher fin da giovanissimo mostrò una straordinaria inclinazione per la musica, imbracciando assai precocemente la chitarra. Egli rivelò le sue doti quando al ritorno del padre dall’America nel 1933, ricevette da lui in dono una chitarra da cui imparò subito a trarne delle note.

Dopo un rigoroso studio nelle scuole locali di musica, ancora ragazzo si esibiva in pubblico in città importanti come Napoli e Bari, nelle quali ebbe anche modo di procurarsi dischi, spartiti e altro materiale musicale di non facile circolazione. La presenza delle truppe americane in Italia tra il ‘43 e il ‘46 segnò una tappa fondamentale per la formazione musicale di Pino Rucher, il quale si inserì subito nelle orchestre dell’esercito alleato, in cui vi erano notevoli musicisti, tramite i quali si impregnò dello spirito musicale del jazz americano.





Nel 1946 entrò nell’orchestra di Carlo Vitale, vincendo il concorso indetto da Radio Bari per una sola chitarra, al quale avevano partecipato numerosi aspiranti provenienti da ogni parte d’Italia.



Con lo scioglimento di tale orchestra, molto conosciuta grazie a Radio Bari, che aveva avuto nel secondo dopoguerra una risonanza nazionale, passò a Radio Milano con Carlo Zeme. In breve, ebbe modo di lavorare con due precursori dello swing italiano, mutuato dallo stile americano, Pippo Barzizza e Cinico Angelini. Sarà proprio quest’ultimo a volerlo nella sua nuova formazione, con cui Rucher lavorerà alacremente per circa dieci anni partecipando a un gran numero di eventi (il “Festival di Napoli”, il “Festival Internazionale della Canzone di Venezia” nel 1955 e diversi “Festival di Sanremo”) e distinguendosi per le sue esibizioni solistiche.



    Ricordo del cantante Fausto Cigliano su Pino Rucher

Trascrizione della testimonianza di Fausto Cigliano su Pino Rucher
Ricordo sempre con “intensità” e
nostalgia la chitarra elettrica di
Pino Rucher che mi ha accompa-
gnato a Sanremo e in tante
incisioni, tra cui il disco “Sarrà
chi sà - Scurdammoce ’e ccose d’o
munno” e il disco “Tu si tu”, “L’ammore
fa parlà napulitano” con l’orchestrazione
di Ennio Morricone; proprio con
Ennio Morricone incisi “Nuddu” e sempre
in quella colonna sonora del film “Un
bellissimo novembre” riascolto sempre
con emozione l’assolo di Pino Rucher.
Caro Pino Rucher essendo anch’io chitar-
rista il mio trasporto e giudizio sul tuo
stile sarà sempre presente!!!

Fausto Cigliano


Il “Festival di Sanremo” del 1957 fu vinto da Claudio Villa con “Corde della mia chitarra”, in cui ha una parte preminente l’assolo alla chitarra elettrica eseguito da Rucher.



In tutti gli anni in cui prese parte a numerosi eventi musicali e trasmissioni radiofoniche e televisive (“Festival delle rose”, “Un disco per l’estate”, “Cantagiro”, “Canzonissima”, “Gran varietà”, “Studio Uno”, etc.) con varie orchestre, Pino Rucher continuò a coltivare la sua passione per la musica americana, come è dimostrato dalle centinaia di trascrizioni, con propri arrangiamenti, effettuate ascoltando i dischi di noti chitarristi, come Barney Kessel, Wes Montgomery, Tal Farlow, Joe Pass.







    Ricordo del M° Ennio Morricone su Pino Rucher

Trascrizione della testimonianza di Ennio Morricone su Pino Rucher
ENNIO MORRICONE
Roma 29/7/08
Gentile Signora Maria Rucher,
Di Suo papà posso dire che è stato un grande professionista e
che ha lavorato con me molte volte in molti film e si è sempre
comportato con musicalità alta ed educazione.
Distinti saluti

Ennio Morricone




Ennio Morricone elogia il chitarrista Pino Rucher

Ogni qualvolta muore un acclamato artista, presa da un impeto emotivo, la gente si precipita a rievocarne i tratti e ciò che ha lasciato e così puntualmente è avvenuto per il leggendario Maestro Ennio Morricone, il quale ha firmato una caterva di colonne sonore e non poche per notorietà hanno rivaleggiato con quelle hollywoodiane, portandolo ad avvicinarsi per fama persino all’americano John Williams. Considerando la proficua collaborazione di mio nonno Pino Rucher quale chitarrista elettrico con il Maestro Morricone dal ‘59 al ‘71, io e i miei familiari siamo trasaliti alla notizia della morte, sebbene il loro rapporto si fosse incrinato per diverbi sul lavoro lasciando strascichi per il riconoscimento di un’attività allora non tutelata. Molti tra i miei amici e conoscenti sanno di quanto io mi sia prodigato per la ricostruzione della carriera di mio nonno, scomparso prematuramente tra i colleghi chitarristi che hanno lavorato sulla piazza romana. L’aver reperito tra le carte di lavoro di mio nonno date, orari e studi di registrazione relativi all’incisione di centinaia di colonne sonore mi ha dato un forte impulso per potermi di nuovo calare nell’atmosfera magica che provavo da adolescente quando mio nonno, tornato dal pensionamento, mi suonava temi di western e di altri film e io aspettavo con ansia le riproposizioni in TV per poter riascoltare quegli assoli nel contesto della pellicola cinematografica. Avevo in animo di incontrare ancora il Maestro Morricone per un incontro chiarificatore, ma purtroppo, complice il lockdown, ciò è sfumato. Di quei contatti che ho avuto con il Maestro Morricone, mi restano alcune parole genuine che lui ha espresso su Pino Rucher, che ben fanno comprendere la portata di quelle collaborazioni.

Emiliano Ferri


    Ricordo dell’attore e regista teatrale Giorgio Albertazzi su Pino Rucher

Trascrizione della testimonianza di Giorgio Albertazzi su Pino Rucher
Manfredonia
30 luglio 2011
Che combinazione! Incontrare qui
il nipote di Pino Rucher,
chitarrista di vaglia. Tra i film
(centinaia!!) in cui ha suonato
ci sono anche films miei, ma mi
è caro particolarmente ed è “Ti ho
sposato per allegria”, diretto da Salce
e “Violenza segreta” dove eseguì
un “a solo” per una danza di
Maryam protagonista somala del
film. In testa ricordo
“Va donc chez Törpe” di François
Billetdoux, con Anna Proclemer e
la mia regia: si trattava di pezzi
jazz! Negli stessi anni ci fu anche
“Come tu mi vuoi” di Pirandello in
cui ricordo la chitarra di
Pino Rucher. Auguri e grazie per
questo bel ricordo

Giorgio Albertazzi


    Ricordo del cantante Gilberto La Scala su Pino Rucher

Trascrizione della testimonianza di Gilberto La Scala su Pino Rucher
Roma 31-3-2012
Ho conosciuto Pino Rucher negli studi della
Titania di Massimo Di Cicco negli anni ‘70.
In quel tempo alla Titania incidevano
tanti noti professionisti, tra i quali
Giacomo Dell’Orso, Enrico Simonetti,
Pippo Franco.
Vorrei manifestare la mia stima per
Pino Rucher, virtuoso assoluto della
chitarra, avendo suonato per me in
vari brani; la chitarra di Pino Rucher
risalta in tutta la sua dolcezza nella
canzone La Madonna dell’Urione da me
cantata, facente parte dell’L.P.
‘ANALOGIE DI PENSIERO’, in cui ci sono
altri brani suonati da Pino Rucher
assieme al M° Gino Galluzzi:
Venezia Nido D’Amore, In Pizzo Ar Tetto,
Avi Sett’Anni, Statte Vicino.
Ricordo con nostalgia quegli anni in
cui Pino, insieme a Gino, veniva a farmi visita
nel mio laboratorio di sartoria (sito in
Borgo Vittorio) dove venivano a rilassarsi
nelle pause di lavoro, trascorrendo delle ore allegre
con me.

Gilberto La Scala


    Ricordo del M° Benedetto Ghiglia su Pino Rucher

Trascrizione della testimonianza di Benedetto Ghiglia su Pino Rucher
Roma 16 febbraio
2012
Ricordo con simpatia e con
ammirazione la figura di
PINO RUCHER, tra i più
apprezzati solisti in sala
di incisione per colonne sonore
cinematografiche, tra le quali
mi piace ricordare gli “assoli”
di Pino con la chitarra elettrica
nelle mie musiche di film “Adiós
gringo”, “New York chiama Super Drago”,
“Quattro dollari di vendetta”, “Baleari
operazione Oro”, “Un dollaro tra i
denti”, “A suon di lupara”.
PINO RUCHER non era
soltanto un esecutore scrupoloso
ma piuttosto un collaboratore
inventivo e ricco di iniziativa.

Benedetto Ghiglia


    Ricordo del M° Franco Riva su Pino Rucher

Trascrizione delle testimonianze di Franco Riva su Pino Rucher
Roma-25-09-08
Gent. Sig. Emiliano,
sono dispiaciutissimo di non poter
essere presente alla festa organizzata
per onorare il suo nonno Pino e contempo-
raneamente mi sento molto onorato
del suo invito.
Io con Pino ho trascorso una parte
non indifferente della mia vita e lo ricordo
sempre con molta simpatia. Pensi che io
mi sono sposato dopo che Pino è tornato
a Manfredonia, perciò mia moglie non lo
ha mai conosciuto; eppure di Pino conosce
nome, cognome e storia artistica, visto che
io gliene ho sempre parlato.
La mia conoscenza con suo nonno
risale a molto tempo fa; io allora
dirigevo saltuariamente l’orchestra di
ritmi moderni di Radio Roma (quella che
noi chiamavamo famigliarmente “l’orchestra
dei toscani”) ed un bel giorno mi sono
trovato un certo Pino Rucher seduto
al posto di Mario Gangi (chitarrista tito-
lare dell’orchestra) impegnato in un concerto
all’estero. Da quel momento il caso ha
voluto che non ci lasciassimo più per
molto tempo.
Il nostro rapporto, che all’inizio
era di reciproca stima professionale,
è diventato via via sempre più stretto,
tanto da sfociare in vera e propria
amicizia. Molto spesso ci trovavamo
anche al di fuori dei nostri impegni
professionali ed i nostri discorsi
finivano inevitabilmente in discus-
sioni tecnico-musicali.
Ho sempre ammirato in Pino
non solo il valore artistico ma anche
l’umanità e l’umiltà di cui era
impregnata la sua vita. Era un
perfezionista e ricordo che spesso, quando
lo invitavo a passare una serata al
cinema, mi rispondeva: “Mi scusi tanto,
maestro, ma questa sera vorrei proprio
esercitarmi un po’ allo strumento, sia
per non perdere l’agilità, sia perché sto
cercando di mettere su un nuovo brano
americano che è una bomba!” E dicendo
questo gli occhi gli si illuminavano.
Ecco, Pino era così: schietto, sincero,
innamorato pazzo del suo strumento e
della musica. Quante volte abbiamo
perso delle ore per cercare il modo più
originale per armonizzare una linea me-
lodica! Era un esercizio che ci mandava
in brodo di giuggiole.
Poi, un bel giorno, tutto questo è
finito. Pino mi disse: “Io ritorno a
Manfredonia; ma se per caso lei, Maestro,
avesse bisogno di me, mi faccia una
telefonata ed io la raggiungerò imme-
diatamente”. Io mi sono sempre trattenuto
dal telefonargli per rispettare la sua deci-
sione e così il nostro rapporto è finito
ma non è finito il mio ricordo per questo
grande musicista e grande amico che sento
ancora sempre vivo e presente accanto
a me. Sig. Emiliano, lei ha avuto un grande nonno!

Franco Riva


Ho avuto la fortuna di conoscere
Pino Rucher con il quale ho molto
lavorato a partire dalla metà degli
anni ‘50 e poi anche nei primi
anni ‘80.
Tra la miriade di incisioni in cui
mi sono avvalso degli assoli di Pino
Rucher rammento molte incisioni con
Claudio Villa ed altri cantanti
Ricordo la chitarra elettrica solista
di Pino Rucher in varie colonne sonore
da me curate, tra cui: Meravigliosa,
Quanto sei bella Roma, Fontana di Trevi,
Scanzonatissimo.
Mi torna in mente Pino Rucher anche
quale chitarrista dell’esordio di Milva
e delle prime incisioni della cantante
che io preparavo musicalmente e di cui
curavo gli arrangiamenti sotto l’incarico
della RAI per l’orchestra Angelini.
Quando Pino si ritirò da Roma mi disse di
non esitare a chiamarlo per condividere
nuovi progetti, ma purtroppo dopo pochi anch’io
interruppi l’attività in RAI.
Ora alla soglia dei 90 anni ancora ne sento
la nostalgia

Franco Riva


    Ricordo del M° Giosy Capuano su Pino Rucher

Trascrizione della testimonianza di Giosy Capuano su Pino Rucher
Nel ricordo del Maestro Pino Rucher ho
presente quanto fosse un professionista completo
che spaziava con molta disinvoltura da interpreta-
zioni musicali di stili diversi da solista pregiato
con una personalità squisita nelle varie espressioni
musicali in cui riusciva a calarsi sempre in
maniera impeccabile, nell’ambito del jazz nella
musica pop e nella creazione di atmosfere
dinamiche e melodiche.
Lo ricordo con vivo piacere come solista con
la chitarra elettrica in “Le due facce del dollaro”,
“Tom Dollar”, “Car Crash”.
Con piacere ti riascolto.

Giosy Capuano


    Ricordo del M° Pippo Caruso su Pino Rucher

Trascrizione della testimonianza di Pippo Caruso su Pino Rucher
Roma Sett. 2008
Ricordare l’amico Pino Rucher
è una cosa dolce per me, perché
al chitarrista versatile, intenso
e colto, si associa il ricordo
di una persona squisita, amante
della musica, con cui ho condiviso
tante e tante pagine storiche
della nostra RAI-TV.

Pippo Caruso


    Ricordo del M° Ubaldo Continiello su Pino Rucher

Trascrizione della testimonianza di Ubaldo Continiello su Pino Rucher
Con vero affetto ricordo il M° Pino Rucher,
le sue chitarre, i suoi suoni, la sua musicalità
conoscendolo negli anni 60.
Collaborando in alcuni miei film - Lola Colt -
Il giustiziere di mezzogiorno - Ultimo tango a
Zagarol etc., etc.

Ubaldo Continiello


    Ricordo del sassofonista Alfio Galigani su Pino Rucher

Trascrizione della testimonianza di Alfio Galigani su Pino Rucher
Roma 18/8/2008
Professionista attivo ha svolto una intensa
attività alla RAI sotto la direzione dei maestri più affer-
mati che conoscevano le sue ottime qualità jazzistiche
come solista, sia per piccolo complesso che in Big Band
Appassionato ammiratore di Barney Kessel, aveva
tirato giù dai dischi una raccolta delle sue esecuzioni.
Ne andava fiero e ha ricevuto tanti complimenti da
chi ha avuto la fortuna di poterlo ascoltare.
Frequenti le sue apparizioni nelle orchestre RAI e
Tv. Abbiamo suonato insieme in tante occasioni, ma di que-
ste non abbiamo foto ricordo e visivo. Peccato, perché poi
nella vita arriva il momento che il passato riaffiora nella
mente e i ricordi della nostra attività musicale ci
fanno rivivere una dolce e lieta nostalgia.
Quel che sicuramente resta è il rapporto umano,
l’amicizia che mi legava con Pino. Ci volevamo
bene e i nostri incontri di lavoro o occasionali
erano sempre di reciproca contentezza.

Alfio Galigani


    Ricordo del sassofonista Giuseppe Taurino su Pino Rucher

Trascrizione della testimonianza di Giuseppe Taurino su Pino Rucher
Mi ritorna in mente il chitarrista
Pino Rucher con il quale ho lavorato
in RAI in sala d’incisione.
Con Rucher ho partecipato alla
registrazione di svariate colonne
sonore, continuando a lavorare
fino agli inizi degli anni ‘80.
Benché sia trascorso molto tempo
rimane per me inconfondibile
il suono e lo stile di Pino Rucher in
tanti assoli importanti per film,
tra cui: Il buono, il brutto, il cattivo,
C’era una volta il West, Giulietta
degli spiriti, Amarcord, La moglie
del prete, Kriminal, Le avventure di
Pinocchio, Mazzabubù quante corna
stanno quaggiù, I diabolici convegni,
etc., etc.
Con meritata stima

Giuseppe Taurino


    Ricordo del sassofonista Sal Genovese su Pino Rucher

Trascrizione della testimonianza di Sal Genovese su Pino Rucher
Sono Sal Genovese.
Amico e collega del grande chitarrista
Pino Rucher. Ho avuto il piacere di
lavorare con lui dal 1968 al 1983,
facendo parte insieme della Big Band
della RAI.
Era un chitarrista che mi entusiasmava
molto perché aveva una sensibilità
musicale simile alla mia.
Non sto ad elencare gli innumerevoli
brani da lui suonati, ma posso dire
che tutto ciò che suonava, risultava di
eccezionale gusto e di straordinaria
sensibilità musicale.
Questo mio pensiero è dettato dal cuore,
lo ricordo con tanto sincero affetto e
stima.

Salvatore Genovese
Roma, 15-02-2008


    Ricordo del trombettista Cicci Santucci su Pino Rucher

Trascrizione della testimonianza di Cicci Santucci su Pino Rucher
Grazie Pino
Passione, sentimento, professionalità, sorretti da una
profonda, raffinata e precisa musicalità, hanno fatto di
Pino Rucher uno dei migliori chitarristi italiani.
È con estremo piacere che scrivo un pensiero nei suoi
riguardi, perché l’ho sempre stimato e per il quale
nutro un sentimento di riconoscenza per le esperienze
ricevute e per le mille collaborazioni avute insieme.
Ci siamo conosciuti tra il 1958 e il 1959 in occasione
di alcuni eventi musicali tenuti in varie città italiane,
come per es. con Piero Umiliani. Io, molto più
giovane di Pino, ho subito notato che avevamo in comune
la passione per il jazz. Pino mi suonava “standards”
americani inserendovi armonizzazioni e passaggi presi
da Barney Kessel o Wes Montgomery, tra i suoi chitarristi
preferiti.
Negli anni in cui abbiamo cominciato a lavorare
insieme Pino Rucher era molto impegnato nell’incidere
musiche per films e ricordo che eravamo entrambi
solisti in vari films e con piacere [ricordo] i nostri assoli
in Arizona Colt e Il mio nome è Shangai Joe.
In seguito siamo stati per circa 25 anni nella stessa
orchestra in RAI, dove spesso lui ed io ci appartavamo
in qualche saletta disponibile per suonare e studiare
nuove canzoni.
Ho imparato molto da lui, specialmente il
gusto per una più complessa e precisa armonizza-
zione, cosa che mi è tornata particolarmente utile
per la mia carriera.
Ci siamo trovati molto spesso in sala non solo per
film ma anche per cantanti.
Ho sempre ammirato l’impegno che metteva
nell’esprimere qualsiasi genere di musica, ponendo lo
stesso grado di attenzione sia per brani difficili, che
(ad esempio) per l’accompagnamento di stornelli
romani. Segno di grande professionalità.
Quindi chiudo questo mio breve pensiero ripetendo
ancora “Grazie Pino”

Cicci Santucci
 
La notevole influenza della musica d’oltre oceano si rileva persino dall’esecuzione di motivi della canzone italiana tra i quali “E se domani” e “Una zebra a pois” di Mina, o “Amore twist” di Rita Pavone, brani speziati con un pizzico di jazz. Un’altra collaborazione importante fu quella con il maestro Elvio Monti, che chiamò Rucher in molte delle sue registrazioni (è del pugliese, ad esempio, la chitarra nel brano “L’estasi” che Monti scrisse con il testo di Armando Stula per Andrea Giordana e Marisa Solinas).

Pino Rucher fu particolarmente impegnato nell’attività concertistica, protrattasi fino al dicembre del 1983, anno in cui, a seguito di problemi di salute, terminò di lavorare alle dipendenze della RAI, per la quale figurava nell’orchestra “Ritmi moderni” di Roma, formazione che prese il nome di “Big Band” della RAI.

Nel corso della sua carriera Rucher si dedicò all’amato genere jazz, suonando dal vivo e incidendo con straordinari maestri, tra i quali Wolmer Beltrami, Mario Bertolazzi, Bruno Biriaco, Claude Bolling, Giovanni De Martini, Ugo Fusco, Giorgio Gaslini, Miro Graziani, Albert Mangelsdorff, Roberto Pregadio, Berto Pisano, Enrico Rava, Franco Riva, Marcello Rosa, Piero Umiliani e tanti altri.








Il nome di Pino Rucher figura nell’opera “The jazz discography” di Tom Lord, imponente lavoro letterario, riprodotto anche in versione CD-ROM e fruibile on line.

Pino Rucher effettuò con Luis Bacalov le incisioni di canzoni interpretate da Rita Pavone, Sergio Endrigo, Nico Fidenco e tanti altri, e suonò nelle incisioni di note colonne sonore di film come “Django”, “Sugar Colt”, “Una rosa per tutti”, “Il prezzo del potere”, “Lo chiamavano King”. Nel 2015 Bacalov fu ospite della 22a edizione del premio “Argos Hippium” e si esibì al pianoforte. A tale evento prese parte la Corale Polifonica “César Franck”, in cui era presente Maria Rucher (figlia del chitarrista). Bacalov ebbe occasione di incontrarla, e ricordò la figura umana e artistica del padre chitarrista, evidenziandone l’apporto solistico in “Sugar Colt” e “Django”, e lasciando la sua dedica autografa su un 45 giri dell’epoca.


Nel 2020 ci ha lasciati il grande Gigi Proietti. In un’intervista, Gigi Proietti, nel ritornare con la memoria a uno dei suoi primi grandi successi, la commedia musicale “Alleluja brava gente” (sceneggiata e diretta da Pietro Garinei e Sandro Giovannini), trova l’occasione per ricordare il chitarrista Pino Rucher, che vi prese parte.

    Ricordo del M° Vito Tommaso su Pino Rucher

Trascrizione della testimonianza di Vito Tommaso su Pino Rucher
Con il più caro ricordo delle avventure musicali vissute insieme
a partire dalle trasmissioni RAI e TV e da “ALLELUJA BRAVA GENTE”
al Sistina.
Quante note cercate insieme e insieme eseguite.
A Presto rivederci!

Vito Tommaso
ROMA 26-GENNAIO 2008



Così Gigi ricordava questa commedia: «Una botta di fortuna. Lì capii che si poteva coniugare il teatro lucido con la qualità artistica: il cosiddetto teatro popolare». Questo video rappresenta un bell’attestato di stima verso il chitarrista Pino Rucher da parte di Gigi Proietti e, nel contempo, omaggia il grande attore attraverso la chitarra nostalgica di Rucher presente nel film “Brancaleone alle crociate”.

Intervista di Gigi Proietti su Pino Rucher Intervista di Nicoletta Orsomando su Pino Rucher
Intervista di Pippo Franco su Pino Rucher
Intervista di Fausto Cigliano su Pino Rucher
Intervista di Lino Banfi su Pino Rucher

    Profilo di un musicista: Il chitarrista Pino Rucher

    Alcuni riferimenti alla collaborazione di Pino Rucher con la RCA

    Lettera della Cooperativa Orchestra Cinefonica Italiana inviata a Pino Rucher

    Lettera dell’U.M.R. a soci e collaboratori inviata a Pino Rucher

    Manfredonia: Le intitolazioni a 14 concittadini simbolo: Vie e nuovi nomi nel quartiere «Algesiro-Gozzini»

    Ciao Pregadio, maestro di musica e di vita

    Ricordo del 2015 di Luis Bacalov su Pino Rucher

    Pino Rucher nel ricordo del grande Gigi Proietti

    Le corde del West

    Pino Rucher sulla rivista mensile RARO!

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Nel 2020 “Un’impresa per A.M.I.C.A.” – in collaborazione con la Pro Loco di Manfredonia – con il seminario tematico “Strada Facendo”, ha dato spazio alle energie ed al talento di 30 ragazzi che hanno frequentato con profitto le attività gratuite del progetto vincitore del bando della Regione Puglia “Cantieri innovativi di antimafia sociale, educazione alla cittadinanza attiva e miglioramento del tessuto urbano”.

Le interviste de “ilsipontino.net” a Miriam Grassi (coordinatrice di “Un’impresa per A.M.I.C.A.”) e Michele Red (street artist).
Nel corso del seminario “Strada Facendo” i ragazzi hanno avuto modo, oltre che di apprendere le tecniche artistiche dello stencil, di conoscere la biografia di Pino Rucher.

Nel 2021 il duo pugliese San Tokidoki debutta con l’omonimo album. Vincenzo Andso Aniello (chitarre, basso e arrangiamenti) e Antonio Pizzarelli (sax), legati da anni di amicizia e collaborazioni, decidono di unire le forze per realizzare il loro primo lavoro, che omaggia il genio di Morricone, e quello di Pino Rucher.