Altro aspetto rilevante dell’attività di Pino Rucher è quello legato all’esecuzione di colonne sonore da film: almeno duecento partecipazioni meritano di essere ricordate, importanti produzioni che lo hanno visto collaborare dalla fine degli anni ‘50 alla metà degli anni ‘70 con svariati maestri, tra cui i pluripremiati Luis Bacalov, Gianni Ferrio, Ennio Morricone, Riz Ortolani, Piero Piccioni.
È molto accurato il contributo su Pino Rucher da parte del violista Angelo Gentile per il fatto di aver assolto per diverso tempo pure il ruolo di collocatore degli orchestrali per le sedute di registrazione.
Trascrizione della testimonianza di Angelo Gentile su Pino Rucher
“Un caro ricordo di Pino Rucher.
In questo momento nel ricordarlo
sento una commozione e ritorno
indietro negli anni belli della nostra
giovinezza e per Pino una luminosa
carriera.
Abbiamo condiviso insieme momenti memorabili che ci hanno visti
incidere tante colonne sonore, dove
l’amico Rucher era solista alla chitarra
elettrica, in particolare, lui spiccava
in Per un pugno di dollari, Per qualche
dollaro in più, Il buono, il brutto, il
cattivo, C’era una volta il West,
Metti, una sera a cena, Django, I giorni
dell’ira, Amici miei, Otto e mezzo,
Il clan dei siciliani, Lo chiamavano Trinità,
Profumo di donna, Arizona Colt, Fumo di Londra,
I lunghi giorni della vendetta...
e l’elenco sarebbe veramente sterminato
per dirli tutti!...
Caro Pino, ti auguro la stessa fama che hai
avuto in vita e ricordando con nostalgia
il tempo passato insieme ti abbraccio
fraternamente
Angelo Gentile (Cilì)”
Il compositore, direttore d’orchestra, di coro e di banda (e musicologo) Franco Potenza, in un pensiero autografo scritto di suo pugno, dice di Pino Rucher: “lo ricordo anche suonare la chitarra elettrica da solista nei tanti film in cui ho diretto i cori, tra cui “Fumo di Londra”, “Io amo, tu ami”, ecc.”
Trascrizione della testimonianza di Franco Potenza su Pino Rucher
“Roma 4/3/2010
Fra tutti gli strumenti che ci ha offerto la
Storia della Musica, di recente produzione,
comparsa verso gli anni ‘40, è la chitarra
elettrica. È uno strumento di non facile
comprensione per chi non è addetto ai lavori e
che si può accostare alla batteria.
È possibile far cantare questi due strumenti
traendone dolcezza e passione? Riprendendo un
concetto di B. Croce, possiamo dire che qualora
questi strumenti venissero suonati in modo da
creare emozione e dolcezza non troviamo
differenza tra essi e i violini. Tra i tanti
chitarristi che hanno avuto la capacità di
commuovermi, ricordo Pino Rucher che ha
lavorato per me in molti miei films e
documentari, tra cui “Dal nostro inviato in
Danimarca”, in Stevenson (tutti i suoi film)
e in “E venne un uomo”, ecc.
Lo ricordo anche suonare la chitarra elettrica
da solista nei tanti films in cui ho
diretto i cori, tra cui “Fumo di Londra”,
“Io amo, tu ami”, ecc.
La scomparsa di Pino Rucher mi ha
addolorato come la perdita di un caro
amico
Franco Potenza”
Il recordista Giulio Bramonti, che fece da assistente di studio al tecnico del suono Giuseppe Mastroianni per l’incisione della colonna sonora di “Per un pugno di dollari”, ricorda con entusiasmo l’intervento chitarristico di Pino Rucher.
Intervista dell’assistente di studio e recordista Giulio Bramonti su Pino Rucher “Sono Giulio Bramonti. Trovo l’occasione di lavorare per la grande società che si chiama, si chiamava RCA Italiana. Era il sogno della mia vita. Lì sono entrato come assistente di studio e ho conosciuto fior fiori di maestri, fior fiori di tecnici e anche dei buoni ingegneri, specialmente quelli americani. E c’erano veramente dei fior fiori di musicisti. Uno in particolare è Pino Rucher, un chitarrista che ho avuto l’occasione di conoscerlo quando facemmo “Per un pugno di dollari”, musiche di Ennio Morricone. Per risparmiar economicamente sulla musica prendemmo le basi di Morricone che ha fatto Peter Tevis. E non si chiamava “Per un pugno di dollari”, si chiamava “Il magnifico straniero”. In quell’occasione conobbi anche Pino Rucher, eh... un bravo chitarrista, veramente eccezionale, una persona molto fine, educata, e nella pausa fra un turno e l’altro ho avuto anche l’occasione di parlarci. E ho visto che suonava la chitarra con amore, per il piacere di suonare, veramente un artista”.
La canzone “Pastures of Plenty” di Woody Guthrie fu arrangiata dal Maestro Ennio Morricone per un 45 giri del 1962 del cantante Peter Tevis (con il Coro di Franco Potenza), il quale modificò in parte il testo originale e la melodia. Per la colonna sonora del film “Per un pugno di dollari” Morricone riutilizzò la traccia per l’incisione di Tevis e ne ricavò una versione strumentale per i titoli di testa del film, con l’aggiunta del fischio, seguito da due assoli di Pino Rucher, diversi rispetto a quello che aveva inciso nella canzone di Tevis; nel 45 giri della colonna sonora è inserito anche l’assolo della canzone di Tevis, che precede e si fonde col secondo assolo, presentato in versione accorciata rispetto ai titoli di testa del film. La colonna sonora del film “Per un pugno di dollari” venne registrata ai primi di agosto del 1964 e, come annotato da Pino Rucher per la sessione dei titoli di testa alla RCA, la pellicola aveva come nome provvisorio “Il magnifico straniero”, per poi essere battezzato come tutti lo conosciamo: “Per un pugno di dollari”. Gli assoli di chitarra elettrica di Rucher furono incisi in sovrapposizione.
Pino Rucher va ricordato per essere stato il primo ad utilizzare la chitarra elettrica nei western di produzione italiana, secondo la felice intuizione del M° Ennio Morricone, suonando da solista in “Per un pugno di dollari”.
Ennio Morricone: Sì Rucher, il grandissimo chitarrista. Emiliano Ferri: Sì. Ennio Morricone: Lui suonava con me molto bene, era bravissimo, me lo ricordo molto bene. Emiliano Ferri: Sì. Ennio Morricone: È stato sempre un grande chitarrista, con delle grandi prestazioni, con una generosità importante e rara e me lo ricordo benissimo come se fosse adesso. Emiliano Ferri: Forse potrebbe parlarmi di lavori nei quali figurava mio nonno, io, io devo dire che un po’ tramite i diari di mio nonno, alcuni documenti, alcune testimonianze di colleghi, so per certo in quali colonne sonore ha suonato. Ennio Morricone: Allora le basta quello che lei ha detto, che le risulta. Emiliano Ferri: Maestro, ma io vorrei una sua testimonianza. Ennio Morricone: Io ho 45 anni, 50 anni di carriera, io ho avuto anche altri chitarristi, come Alessandroni, come D’Amario. Emiliano Ferri: Sì, sì. Ennio Morricone: Come Tosoni ed altri, la chitarra elettrica la suonava suo nonno, la chitarra classica Bruno Battisti D’Amario. Mi ricordo benissimo di suo nonno, gliel’ho detto subito che era un bravissimo, eccezionale chitarrista. Emiliano Ferri: Ecco comunque io, un’altra cosa che volevo chiedere, ne ho parlato anche con il Signor Angelo Franchi, ecco, io vorrei insomma che il nome di mio nonno fosse inserito in quelle colonne sonore dove lui, dove lui ha suonato. Volevo chiedere l’autorizzazione a utilizzare alcuni brani da colonne sonore nei quali sicuramente figura mio nonno, per esempio, il film “L’autostrada del sole”, l’episodio tratto da “Thrilling”, “Per un pugno di dollari”. La chitarra elettrica, chiedo scusa Maestro, chi la suonò in quel film? Ennio Morricone: Il chitarrista era suo nonno.
Da segnalare la comparsa di Pino Rucher in diverse inquadrature del film “Sanremo - La grande sfida”, nel quale film sono inclusi alcuni spezzoni del “Festival di Sanremo” del 1960 (YouTube). Rilevanti sono, inoltre, le sue partecipazioni ai “Festival di Sanremo” del 1957 (Blogspot) e 1962 (JPG).
Nel corso degli anni Pino Rucher si distinse in svariate esperienze artistiche, riuscendo a passare con grande disinvoltura da un genere musicale all’altro, come è dimostrato dalle brillanti esecuzioni di commedie musicali, ad esempio “Alleluja brava gente” (realizzata anche su disco), o dai suoi abili spunti chitarristici presenti in tante note canzoni italiane, quali “Una casetta in Canadà” di Carla Boni, “Legata ad un granello di sabbia” di Nico Fidenco, “Flamenco rock” di Milva, “Se non ci fossi tu” di Mina, “Andavo a cento all’ora” di Gianni Morandi, “Che mi importa del mondo” di Rita Pavone, “L’edera” di Nilla Pizzi, “Adesso no” di Neil Sedaka, “No pierrot” di Achille Togliani, “Aspettandoti” di Tonina Torrielli, “Corde della mia chitarra” di Claudio Villa, etc.
Trascrizione della testimonianza di Franco Migliacci su Pino Rucher
“Roma, 5 maggio 2008
Come autore puoi avere grandi idee,
come produttore puoi scoprire grandi talenti,
ma quando devi registrare le basi musicali
hai bisogno di grandi musicisti.
C’era un grande Pino Rucher alla chitarra
per i primi successi di
Rita Pavone “Che m’importa del mondo”
Gianni Morandi “Andavo a cento all’ora”
Mina “Tessi, tessi”
e le canzoni della colonna sonora
del film “Per amore...per magia” cantate da
Mina e Gianni Morandi nel 1966.
Il miracolo della musica è che dopo tanti anni
può raggiungerti ancora il suono di quelle voci,
di quelle note, di quella chitarra di Pino Rucher
Franco Migliacci”
Nell’arco della sua carriera, durata circa quarant’anni, Pino Rucher suonò la chitarra elettrica, chitarra folk (chitarra acustica), chitarra classica, chitarra basso, chitarra a 12 corde, banjo, mandolino, contrabbasso, prendendo parte a migliaia di lavori musicali.
Trascrizione della testimonianza di Stelvio Cipriani su Pino Rucher
“Roma 8-01-10
Era molto Bravo!
Era simpatico... Educato...
e soprattutto un Grande Professionista
... Peccato che non posso
più averlo come collaboratore
ed esecutore delle mie Colonne
Sonore... questa è la vita...
Rimangono i bei ricordi...
Ricordo “Testa t’ammazzo...”,
“Femina ridens”, “Una su 13”,
“L’uomo più velenoso del cobra”...
ecc...
Con profondo ricordo
Stelvio Cipriani”
Il grande cantante Lucio Dalla ricorda l’apporto solistico di Pino Rucher in “Altissima pressione”, “Little Rita nel West”, “Femmina”, “Franco, Ciccio e le vedove allegre”.
Trascrizione della testimonianza di Lucio Dalla su Pino Rucher
“Ricordo con affetto
Pino Rucher, grande musicista
e prezioso musicista nei miei dischi
fin dall’inizio della mia attività
Suonammo nello stesso momento
nei vari films che ho fatto e lui stesso
era il solista in: Altissima pressione
Little Rita nel West
Femmina
Franco, Ciccio e le vedove allegre
e nelle mie canzoni “Il cielo” e
“E dire che ti amo”
Ringrazio la sua musicalità
e ricordo la sua amicizia
Lucio Dalla”
Il contrabbassista Tonino Ferrelli ricorda la partecipazione artistica di Pino Rucher nei film “Il buono, il brutto, il cattivo” (Musiche di Ennio Morricone) e “Questo sporco mondo meraviglioso” (Musiche di Piero Umiliani).
Trascrizione della testimonianza di Tonino Ferrelli su Pino Rucher
“Pino Rucher.
Ricordi incancellabili di un intenso, lungo
periodo lavorativo trascorso insieme, in RAI,
nella “Unione Musicisti di Roma” per le colonne
sonore e dischi; ad un solista ed accompagnatore
dal gusto raffinato, scrupoloso nella ricerca di
sonorità e armonizzazioni di tante belle musiche.
Una attività indefessa al fianco di nomi eccellenti
in tante occasioni ormai “irripetibili” delle
quali, in questo momento, il mio ricordo va
a film, fra i tantissimi, quali “Il buono, il brutto,
il cattivo” e “Questo sporco mondo meraviglioso”.
Tonino Ferrelli
Roma, 15 febbraio 2008”
Autorevole è il ricordo del cantante Enzo Gioieni su Pino Rucher.
Trascrizione della testimonianza di Enzo Gioieni su Pino Rucher
“Roma, 19/1-2010
Ricordo con piacere il nome
di Pino RUCHER un uomo e
artista professionale Vero!
Lo ricordo in qualità di
chitarra elettrica solista
in tanti film, tra cui
“Per un pugno di dollari”,
“Per qualche dollaro in più”,
“Il buono, il brutto, il cattivo”
Gioieni Vincenzo”
Il cantante Ettore Lovecchio (in arte “Raoul”), in un pensiero autografo scritto di suo pugno del 4 marzo 2010, rammenta Pino Rucher quale chitarrista solista nelle colonne sonore “Arizona Colt” e “7 winchester per un massacro” (entrambe con musiche di Francesco De Masi), in cui “Raoul” figurava come voce solista, nonché nel film “I giorni dell’ira” (con musiche di Riz Ortolani) di cui “Raoul” incise un suo remake.
Trascrizione della testimonianza di Ettore Lovecchio su Pino Rucher
“Roma 4/marzo/2010
Pino Rucher, chitarrista e solista di numerose
colonne sonore da me cantate, di cui mi ricordo con
particolare ammirazione “Arizona Colt”, “7 winchester
per un massacro” e “I giorni dell’ira”.
Sento una enorme gratitudine verso un musicista
poliedrico ed un signore di animo.
Ti ricordo sempre ciao
Ettore Lovecchio
(Raoul)”
Il tecnico del suono Sergio Marcotulli afferma: “Ricordo Pino come il suono dei film western, la timbrica della sua chitarra è rimasta come il suono western”.
Trascrizione della testimonianza di Sergio Marcotulli su Pino Rucher
“Percile 21.04.08.
Ricordo Pino come il suono dei film western
Ho lavorato con lui in diversi film ma
purtroppo non ricordo tutti i titoli
Ricordo con piacere la figura di Pino
professionista serio e bravo.
La timbrica della sua chitarra è rimasta
come il suono western.
Lo ricordo con piacere
Sergio Marcotulli”
Elenco essenziale delle colonne sonore cui Pino Rucher ha partecipato
1958 - “Poveri milionari” - Musiche: Armando Trovajoli
1959 - “La grande guerra” - Musiche: Nino Rota
1959 - “Caravan Petrol” - Musiche: Piero Umiliani
1960 - “La dolce vita” - Musiche: Nino Rota
1960 - “Via Margutta” - Musiche: Piero Piccioni
1960 - “I dolci inganni” - Musiche: Piero Piccioni
1961 - “Kanjut Sar - La montagna che ha in vetta un lago” - Musiche: Gino Marinuzzi jr.
1961 - “A porte chiuse” - Musiche: Piero Umiliani
1961 - “Io amo, tu ami...” - Musiche: Carlo Savina
1961 - “Un giorno da leoni” - Musiche: Carlo Rustichelli - Direzione musicale: Pierluigi Urbini - “Tema partigiani”
1961 - “Il giudizio universale” - Musiche: Alessandro Cicognini - Direzione musicale: Franco Ferrara
1962 - “Boccaccio ‘70” - Musiche: Piero Umiliani (episodio “Renzo e Luciana”), Nino Rota (episodio “Le tentazioni del dottor Antonio”), Nino Rota (episodio “Il lavoro”)
1962 - “Ti-Koyo e il suo pescecane” - Musiche: Francesco De Masi - “Noa-Noa” - “La pioggia” - “La laguna magica”
1962 - “La spada del Cid” - Musiche: Carlo Savina
1962 - “L’amore difficile” - Musiche: Piero Umiliani
1963 - “La donna nel mondo” - Musiche: Nino Oliviero, Riz Ortolani - Orchestrazione e direzione musicale: Riz Ortolani - Scena della tesoriera degli Stati Uniti D’America
1963 - “Otto e mezzo” - Musiche: Nino Rota - “L’illusionista”
1963 - “Ro.Go.Pa.G.” (episodio “La ricotta”) - Musiche: Carlo Rustichelli
1963 - “La vita provvisoria” - Musiche: Carlo Savina
1963 - “La parmigiana” - Musiche: Piero Piccioni
1963 - “Tutto il bello dell’uomo” - Musiche: Piero Umiliani
1963 - “Tutto è musica” - Musiche: Domenico Modugno - Arrangiamenti e direzione musicale: Ennio Morricone
1963 - “Totò sexy” - Musiche: Armando Trovajoli
1963 - “Il boom” - Musiche: Piero Piccioni - Tema principale
1963 - “I quattro tassisti” - Musiche: Fiorenzo Carpi - Direzione musicale: Bruno Nicolai
1963 - “La calda vita” - Musiche: Carlo Rustichelli - Direzione musicale: Pierluigi Urbini
1964 - “E... la donna creò l’uomo” - Musiche: Ennio Morricone
1964 - “Il giornalino di Gian Burrasca” - Musiche: Nino Rota - Arrangiamenti e direzione musicale: Luis Bacalov - “Viva la pappa col pomodoro”
1964 - “Per un pugno di dollari” - Musiche: Ennio Morricone
1964 - “Un mostro e mezzo” - Musiche: Franco Mannino
1965 - “I tre volti” - Musiche: Piero Piccioni
1965 - “La congiuntura” - Musiche: Luis Bacalov
1965 - “Per un pugno nell’occhio” - Musiche: Francesco De Masi - “Ciccio e Franco ballade”
1965 - “Non son degno di te” - Musiche: Ennio Morricone
1965 - “Una moglie americana” - Musiche: Nino Oliviero - Direzione musicale: Pierluigi Urbini
1965 - “E venne un uomo” - Musiche: Franco Potenza
1965 - “Una pistola per Ringo” - Musiche: Ennio Morricone
1965 - “Altissima pressione” - Musiche: Ennio Morricone, Luis Bacalov
1965 - “Agente S03 operazione Atlantide” - Musiche: Teo Usuelli - “Relaxing swing” - “Relaxing shake” - “S03 blues” (versione alternativa)
1965 - “Gli amanti latini” - Musiche: Carlo Savina - Scena della doccia ad inizio film
1965 - “Giulietta degli spiriti” - Musiche: Nino Rota
1965 - “Il compagno Don Camillo” - Musiche: Alessandro Cicognini - “Giovane amore”
1965 - “100.000 dollari per Ringo” - Musiche: Bruno Nicolai
1965 - “Thrilling” (terzo episodio “L’autostrada del sole”) - Musiche: Ennio Morricone - Scena di Sylva Koscina al tavolo con Alberto Sordi
1965 - “Idoli controluce” - Musiche: Ennio Morricone
1965 - “Per qualche dollaro in più” - Musiche: Ennio Morricone
1965 - “Due marines e un generale” - Musiche: Piero Umiliani
1965 - “Made in Italy” - Musiche: Carlo Rustichelli
1965 - “Adiós gringo” - Musiche: Benedetto Ghiglia - “Adios” (versione chitarre e armoniche)
1966 - “Avventure di mare e di costa” - Musiche: Franco Potenza
1966 - “Mi vedrai tornare” - Musiche: Ennio Morricone
1966 - “Sette dollari sul rosso” - Musiche: Francesco De Masi
1966 - “Io, io, io... e gli altri” - Musiche: Carlo Rustichelli - “Cocktail” - “Attesa al bar”
1966 - “The Texican” - Musiche: Nico Fidenco - Direzione musicale: Robby Poitevin
1966 - “Fumo di Londra” - Musiche: Piero Piccioni
1966 - “New York chiama Superdrago” - Musiche: Benedetto Ghiglia - “Superdrago shake”
1966 - “Django” - Musiche: Luis Bacalov
1966 - “Furia a Marrakech” - Musiche: Carlo Savina
1966 - “L’affare Beckett” - Musiche: Nora Orlandi
1966 - “Una rosa per tutti” - Musiche: Luis Bacalov
1966 - “Arizona Colt” - Musiche: Francesco De Masi
1966 - “La battaglia dei Mods” - Musiche: Robby Poitevin
1966 - “È mezzanotte, butta giù il cadavere” - Musiche: Gino Peguri
1966 - “Texas addio” - Musiche: Antón García Abril
1966 - “Sugar Colt” - Musiche: Luis Bacalov
1966 - “1000 dollari sul nero” - Musiche: Michele Lacerenza - Direzione musicale: Luigi Zito - “Inseguimento” - “Attimi d’amore”
1966 - “Navajo Joe” - Musiche: Ennio Morricone
1966 - “Il buono, il brutto, il cattivo” - Musiche: Ennio Morricone
1966 - “Tre pistole contro Cesare” - Musiche: Marcello Giombini
1966 - “Ringo, il volto della vendetta” - Musiche: Francesco De Masi
1967 - “Se sei vivo spara” - Musiche: Ivan Vandor
1967 - “...E divenne il più spietato bandito del sud” - Musiche: Gianni Ferrio - “Billy”
1967 - “7 Winchester per un massacro” - Musiche: Francesco De Masi
1967 - “I giorni dell’ira” - Musiche: Riz Ortolani
1967 - “Le due facce del dollaro” - Musiche: Giosy Capuano, Mario Capuano
1968 - “Straniero... fatti il segno della croce!” - Musiche: Marcello Gigante - Direzione musicale: Carlo Esposito
1968 - “La scuola delle vergini” - Musiche: Carlo Savina
1968 - “Eva la venere selvaggia” - Musiche: Roberto Pregadio - “Jungle shake” - “Eva’s beguine”
1968 - “E intorno a lui fu morte” - Musiche: Carlo Savina
1968 - “Top Sensation” - Musiche: Sante Romitelli - Direzione musicale: Luigi Zito
1969 - “Metti, una sera a cena” - Musiche: Ennio Morricone
1969 - “Femina ridens” - Musiche: Stelvio Cipriani - “Love symbol”
1969 - “Kommissar X - Drei goldene Schlangen (Three golden serpents)” - Musiche: Roberto Pregadio
1969 - “Kidnapping, paga o uccidiamo tuo figlio” - Musiche: Michele Lacerenza
1969 - “L’isola delle svedesi” - Musiche: Roberto Pregadio
1969 - “Una su 13” - Musiche: Stelvio Cipriani, Carlo Rustichelli
1970 - “The underground (Il clandestino)” - Musiche: Roberto Pregadio
1970 - “Franco e Ciccio sul sentiero di guerra” - Musiche: Roberto Pregadio - “Marcia indiana” - “Prega Dio”
1970 - “Deserto di fuoco” - Musiche: Franco Bixio, Roberto Pregadio
1971 - “Testa t’ammazzo croce... sei morto... mi chiamano Alleluja” - Musiche: Stelvio Cipriani - “La verde prateria”
1971 - “I diabolici convegni” - Musiche: Carlo Savina
1971 - “Questo sporco mondo meraviglioso” - Musiche: Piero Umiliani
1971 - “Lo chiamavano King” - Musiche: Luis Bacalov
1971 - “Mazzabubù... Quante corna stanno quaggiù?” - Musiche: Roberto Pregadio
1972 - “La gatta in calore” - Musiche: Gianfranco Plenizio - “Grigio perla”
1972 - “Alleluja e Sartana figli di… Dio” - Musiche: Elvio Monti, Franco Zauli
1972 - “Come fu che Masuccio Salernitano, fuggendo con le brache in mano, riuscì a conservarlo sano” - Musiche: Roberto Pregadio
1973 - “Servo suo” - Musiche: Carlo Esposito
Rocco Zifarelli è uno dei più versatili chitarristi italiani e ha lavorato con molti artisti suonando differenti generi musicali, dal jazz al rock. Ha collaborato con Ennio Morricone dal 1997, sia per le colonne sonore, sia per i concerti in tutto il mondo, ed è considerato dalla critica uno dei più importanti chitarristi di jazz italiano. In questo filmato Zifarelli torna alle origini del M° Morricone suonando una delle chitarre appartenute a Pino Rucher.
Maurizio Solieri è stato chitarrista di Vasco Rossi per oltre trent’anni, componendo le musiche di brani poi divenuti celebri tra i quali “Canzone” (da “Vado al massimo”), “Dormi, dormi” (da “Cosa succede in città”), “C’è chi dice no” (dall’omonimo album), “Lo show” (da “Gli spari sopra”) e “Rock ’N’ Roll Show” (da “Buoni o cattivi”).
Pino Rucher ha utilizzato la chitarra Mogar (prodotta dalla storica liuteria Monzino) in tante incisioni, in particolare in colonne sonore cinematografiche apparse tra la metà degli anni ‘50 e i primi anni ‘60. Il suono impresso da Pino Rucher con questa Mogar e con i modelli elettrici Fender Jaguar e Fender Stratocaster, da lui utilizzati successivamente, rimane mitico nella musica da film.
LA MIA FENDER JAGUAR
“Avere quindici anni è una bella età, è l’età di
tanti desideri e fra questi c’era uno in particolare
che mi mandava in estasi e sapete qual era? quello
di possedere una bella chitarra elettrica, non facevo
altro che sfogliare cataloghi di chitarre che trovavo
alla scuola di musica di mio zio, Gerardo Rubino,
purtroppo erano tempi duri e mio padre mi
diceva che non ero ancora pronto.
Avevo iniziato a studiare chitarra all’età di 13 anni,
nel luglio 1966 e mio zio diceva che promettevo bene.
Nel frattempo con un mio amico, che dopo divenne
anche membro del complesso, ci allenavamo a
suonare in un piano terra situato nel vicolo
della piazzetta, doveva essere all’incirca l’estate 1967
quando all’improvviso, aperto la rete, entrò un omone
alto e robusto che ci disse:
-Bravi, prima di entrare sono rimasto un po’ fuori
ad ascoltarvi e m’è piaciuto come avete suonato,
continuate sempre così ad allenarvi e continuate
sempre a studiare. Anch’io suono la chitarra
elettrica nell’orchestra della RAI e mi chiamo
PINO RUCHER.
Intanto continuavo gli studi e gli allenamenti
ed un bel giorno zio Gerardo mi disse:
-Be Piero ce la vogliamo comprare una bella
chitarra elettrica, è una occasione da non perdere.
Era il mese di luglio 1968 e di corsa andai a casa
prima a dirlo a mia madre e dopo a convincere
mio padre.
Il giorno stesso andammo al negozio di mio
zio io e mia madre a dire che ero intenzionato
a comprare la chitarra ed allora zio Gerardo ci
disse che era di PINO RUCHER e mia madre
subito capì di chi era perché c’era un rapporto
di parentela. Andammo a casa di RUCHER
per vedere la chitarra ed appena vista ho
sentito un’attrazione fatale e di possesso che
oramai era deciso quella chitarra doveva
essere mia, era bellissima era una FENDER
JAGUAR (MATR. L26537).
Lo sapete cosa significava per me avere una
FENDER JAGUAR una chitarra al top delle chitarre,
così concordato il prezzo ero pronto per
portarmela a casa quando PINO mi disse:
-Mi raccomando non fare nessuna modifica
e nessuna regolazione al ponticello, così come
l’ho regolata io va benissimo.
Devi sapere che questa chitarra ha fatto il giro
del mondo, in particolare l’ho suonata al cantagiro
del 65 dove l’ho portata anche in RUSSIA e da
domani vienimi a trovare che ti do un po’ di
lezioni di chitarra.
I giorni successivi andai a lezione di chitarra e
rimasi sorpreso nel modo in cui prese i fogli di musica
e si mise a scrivere di suo pugno senza interruzioni
o titubanze due brani completi, SAMBA DI UNA NOTA e
DELICADO e quando suonava sembrava parlasse con la
chitarra accompagnato dai movimenti della bocca.
In quell’estate ci incontrammo spesso, maggiormente nel
negozio di mio zio Gerardo in corso Manfredi, dove io mi
intrattenevo tutti i giorni.
In quell’anno, se ricordo bene, ritornò dalla SVIZZERA
GINO RUBINO e al mattino verso le ore 11.00-12.00
PINO RUCHER aveva l’abitudine di farsi una
passeggiata per il corso ed
entrando in negozio, spesso e volentieri
con Gino, iniziavamo a suonare brani classici,
JAZZ e ogni volta il negozio e la strada si
riempiva di gente attratta da quella musica.
Ricordo con intensa gioia quei momenti e
quando PINO iniziava con il suo virtuosismo
volevo non terminasse mai.
Tengo a precisare che la chitarra che usava in
questi incontri era una chitarra che stava
nel negozio, era una EKO Semiacustica elettrica
che costava 30.000 lire e me la ricordo così bene
perché da allora capii una cosa fondamentale,
-non è la chitarra a fare la bravura del musicista
ma è il musicista che dà valore alla chitarra.
Questa è la storia della mia FENDER JAGUAR che
mi ha accompagnato per tutti gli anni che ho suonato
senza avere mai il desiderio di possederne un’altra.
Anche se non tanto la suono più è sempre
presente nella mia stanza da musica, è con
me da quando avevo 15 anni ed oggi ne ho 60.
Manfredonia 23-09-2013
Caputo Pietro Antonio”
Intervista della cantante Maria Cristina Brancucci su Pino Rucher “Il mio nome è Maria Cristina Brancucci però, in arte, mi sono fatta chiamare Christy. Il mio esordio è avvenuto col M° Ennio Morricone cantando “Run Man Run”, “Corri Uomo Corri”, dopodiché sono passata “Amore amore amore” con Piero Piccioni e le parole di Alberto Sordi, dopodiché ho fatto teatro, ho fatto “Alleluja brava gente” per due stagioni, dopodiché ho fatto, tra le altre cose, tanti doppiaggi, e poi ho fatto 4 edizioni di “Aggiungi un posto a tavola”, l’ultima non l’ho fatta io, però 4 edizioni con attori diversi, etc. E con Ennio Morricone ho iniziato a cantare e a fare tutti questi pezzi, queste cose con Piero Piccioni, etc., etc. E in questo periodo in cui mi chiamavo Christy ho conosciuto il grande musicista Pino Rucher. Con “Alleluja brava gente” ho collaborato, abbiamo collaborato insieme col M° Pino Rucher. A distanza di tanti anni mi sono ricordata del film “Diabolik”, il distorsore di Pino Rucher che mi ha accompagnata e mi è stato di grande utilità. In effetti, è stato sempre bravissimo, perché adesso lo riconosco, perché risento quello che canto e vedo e sento la sua bravura. È ancora giovanissimo Pino Rucher come suona, è ancora giovanissimo. Per il film di spionaggio “Ok Connery” si sente Pino Rucher, la chitarra solista elettrica che non soltanto sa prendere la dolcezza della sua esecuzione, però c’è anche quella incalzante e violenta quando necessita perché è un film di spionaggio. Mi ricordo perfettamente di Pino Rucher, della sua chitarra elettrica, del suo modo di suonare splendido, dolce in certi momenti e forte e volitivo in tanti altri pezzi”.
Intervista dell’organista e pianista Giorgio Carnini su Pino Rucher “Correva l’anno ‘67, quando cominciai era un ambiente completamente sconosciuto, avevo anche paura perché bisognava suonare qualsiasi cosa che ti mettessero davanti e lì in queste musiche da film si cimentavano grandi compositori come Rustichelli, Carlo Savina, Ortolani, Piero Piccioni, cominciava anche Bacalov, Morricone, Nino Rota e lì in avanti minori e maggiori compositori. In quelle circostanze conobbi questo chitarrista molto affermato che era Pino, era Pino Rucher, il quale veniva inevitabilmente chiamato per eseguire queste musiche. La particolarità era che lui fu, credo, il primo a usare i congegni elettrici, elettronici per le sue chitarre, come distorsore, wa-wa e altre diavolerie che si comandavano o con un pedale o con una leva della chitarra Fender che lui usava alla perfezione. In un film di Morricone, “I cannibali”, lui fece un magnifico assolo, molto bello come suono, molto equilibrato, difficile anche per l’estensione per mantenere una certa linea interpretativa, e questo me lo ricordo perché suonavo anch’io l’organo in quell’epoca lì. Era un film di fine ‘60, primi ‘70, adesso non mi ricordo esattamente l’anno, però mi rimase impresso questo suono di Pino Rucher. Un altro film che ricordo, quello forse ancora di più, “Il Clan dei Siciliani”, ricordo che erano orchestre enormi, c’era tempo, si ripeteva, c’erano soldi appunto, il compositore poteva sbizzarrirsi a piacere. Questo “Il Clan dei Siciliani”, Morricone devo dire che portava ogni volta un’idea, non ogni volta perché poi ne faceva 2, 3 o 4 con la stessa idea, però portava delle idee completamente nuove ad ogni cambio di stile. Qua, per esempio, usava la chitarra come quasi ostinato, questo LA DO LA MI LA DO LA MI, molto pregnante, dava questo senso e dell’attesa e del fluire del tempo, no? Mi ricordo che Pino Rucher eseguiva questa parte, io suonavo l’organo, suonavamo sempre, quindi, me lo ricordo con piacere, con affetto e con ammirazione per un uomo che già era avanti con gli anni come Pino Rucher e continuava nella breccia a tutto vapore. Fra gli effetti speciali che usava Pino Rucher, un anticipatore di quello che venne dopo, poi tutti usavano gli effetti speciali, usarono gli effetti speciali, ma lui fu il primo, almeno che io mi ricordi. E c’era la wa-wa, la wa-wa onomatopeicamente chiamata wa-wa perché faceva veramente wa wa wa wa, poi sono suoni che adesso si conoscono, sono riconoscibilissimi, ma allora era una novità e in “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, film che ricordo benissimo perché lì Morricone usò un altro tipo di stile; lui veniva, Morricone, arrivava con un brano che era completamente diverso dagli altri, sempre, poi ne faceva 2 o 3 usando gli stessi cliché e gli stessi partners, però era un innovatore perché ad ogni cambio di stile, lui portava delle novità che erano veramente affascinanti e bisognava essere bravi a capire, a eseguire e mi ricordo che questa wa-wa usata da Pino Rucher, forse non era la prima volta che la usava, però era di un’efficacia incredibile. Un film meraviglioso come musiche che mi ricordo è “C’era una volta il West”, mi ricordo anche il luogo perché è difficile ricordare dopo tanti anni i luoghi esatti, ma come se fosse oggi, era la sala A, una sala enorme della RCA, pensi che era talmente grande che Giovanni Tommaso, contrabbassista, per scherzare entrava con la 500 e faceva tutto il giro della sala; quindi, una sala enorme con orchestre sterminate, c’erano come ripeto, insisto sempre, tanti, tanti, tanti soldi da parte dei produttori. Questo “C’era una volta il West” ha portato con sé delle novità enormi, una delle quali è quel famoso tema LA MI SI SI DO SI LA SI LA LA SI MI, che suonava appunto Pino Rucher con il distorsore, ma con una maestria; è rimasto negli annali della musica da film, quindi è una cosa veramente da ricordare. Un altro modo di eseguire, di suonare la chitarra, questi precedenti erano modi particolari, non scevri di una certa aggressività perché i film lo richiedevano, e il suono abbastanza dolce, pastoso, coinvolgente in modo sentimentale. Mi ricordo il film “L’uccello dalle piume di cristallo”, sempre di Morricone, penso sia stato il primo film di Dario Argento, se non vado errato, e lì mi ricordo in particolare un ‘valzerino bossanova’, molto divertente, dove c’era questa melodia interpretata appunto da Pino Rucher, che era dolce, era affabulatoria, si direbbe, ricordo che mi rimase nella mente”.
Intervista del batterista Eugenio Commonara (in arte, Gegè Munari) su Pino Rucher “Ho conosciuto Pino Rucher negli anni ‘60, dove facevamo dei turni, sarebbe colonne sonore coi vari maestri, Trovajoli, Canfora, Piccioni, Ferrio, etc., etc., e Pino Rucher era il più richiesto perché era il più bravo, aveva una sonorità pazzesca sulla chitarra ed era anche una bravissima persona, questo lo sottolineo. Allora, un confronto coi chitarristi dell’epoca: erano Enzo Grillini: bravo, però non era all’altezza di Pino; poi c’era Carlo Pes, che era un ottimo accompagnatore, però si fermava lì; Battisti D’Amario era più classico; Libero Tosoni suonava la chitarra bassa con Morricone; poi c’era Alessandroni che era più un corista che un chitarrista, e Pino era il preferito di tutti i maestri dell’epoca, era richiesto specialmente da Morricone, era specializzato nei western con tutto ciò che lui faceva, dal jazz, al western, al pop, e faceva tutto, insomma era bravissimo Pino”.
Intervista del batterista Pietro Commonara (in arte, Pierino Munari) su Pino Rucher “E così abbiamo fatto “Per un pugno di dollari”, “Il buono, il brutto, il cattivo” e “Per qualche dollaro in più” che Pino Rucher era il solista elettrico ed era, è stato molto bravo ed [io] ero il batterista che ho suonato in queste colonne; io e Pino Rucher siamo stati sempre assieme. Con Ennio Morricone, Pino Rucher solista e io come batterista abbiamo fatto anche “Una pistola per Ringo” e “Metti, una sera a cena” tra le centinaia di colonne sonore che abbiamo fatto assieme. Nel film “Metti, una sera a cena” mi ricordo bene che ho fatto un assolo di batteria nella scena della torre e poi c’era anche Pino Rucher che ha fatto un assolo nel tema principale”.
Intervista del fagottista Marco Costantini su Pino Rucher “Riallacciandomi al tanto lavoro di sincronie, musica da film, non posso fare a meno di nominare Ennio Morricone, che per me è stato forse il più grande compositore di musica da film. Mi ricordo tante occasioni e in molti film insieme a lui ricordo sempre questo grosso chitarrista, al quale cercava degli effetti nuovi e lui improvvisava, ma riusciva a trovare l’effetto giusto che non era riuscito magari a richiederlo esattamente quello che era il suo pensiero, però la sensibilità di questo chitarrista, Pino Rucher, forse lo intuiva prima di lui e riusciva a soddisfarlo pienamente: «È questo, fammi questo, mi raccomando, fammi questo». E io ancora ho avuto la riconferma di questa bravura, di questo grosso chitarrista che naturalmente, l’arte non è acqua, detto in parole povere. Lo nomino ancora una volta con grande stima e affetto e con grande piacere, riconfermando la grande bravura di compositore, che è Ennio Morricone, col quale ho collaborato [in] molti, ma tantissimi film, ecco, e sono felice di aver partecipato come il film, mi ricordo, “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” mi sembra, usò dei suoni che lui cercava gli effetti nuovi e fra questi effetti, c’era un effetto che lui richiedeva e dice: «No, mi devi fare il wa-wa». Che io non sapevo neanche cosa fosse sto wa-wa, ma il chitarrista Rucher riusciva a capire e a soddisfarlo in pieno. Questo è tutto quello che ricordo di questo grande chitarrista e di tutti i miei lavori fatti insieme a questi compositori. Pino Rucher, che ricordo come grande chitarrista, era specialista nei film west perché riusciva a trovare degli effetti che forse solo lui riusciva ad accontentare questi maestri, grossi compositori, compreso Morricone: “C’era una volta il West” e ricordo, lì usava, mi ricordo, il distorsore, che era un aggeggio che lui metteva nella sua chitarra per creare questi effetti”.
Intervista della cantante Edda Dell’Orso (nome d’arte di Edda Sabatini) su Pino Rucher “Allora, quando sono entrata a cantare nel coro dei ‘Cantori Moderni’ guidati da Alessandro Alessandroni, naturalmente ho cantato in tantissimi film anche importanti, ecco, diciamo, quelli di Morricone e di tanti altri e in quelli di Morricone, molto spesso vedevo Pino Rucher per cui, insomma, ho notato questa presenza abbastanza costante. Dopo aver cantato “C’era una volta il West”, da allora mi hanno chiamato molti maestri, diciamo, per cui, oltre che con Morricone, io ho cantato, per esempio, con Bruno Nicolai, che era il maestro che dirigeva anche i film di Morricone, con Berto Pisano, con Nicola Piovani, con Gaslini e tanti altri maestri, per cui in tutte queste occasioni, quindi, ci sono state più occasioni in cui io ho potuto, diciamo, notare la presenza del M° Pino Rucher. Soprattutto, diciamo, ecco, quindi, penso che mi rimarrà sempre, sempre impressa, perché ogni tanto parlavamo anche, per cui, la gentilezza, la signorilità, la nobiltà d’animo di questo musicista, di questo professore d’orchestra, professore di chitarra e quindi, rimarrà sempre impressa in me questa collaborazione artistica che ho fatto con lui”.
Intervista del violinista e violista Romano Frigeri su Pino Rucher “In questo tipo di lavoro si usciva al mattino alle 10 e si rientrava dopo mezzanotte perché passavamo da uno studio all’altro e le colonne sonore erano tante con vari maestri dall’America, ricordo Bernstein, ricordo Maurice Jarre dalla Francia, Goldsmith. È stata una bellissima esperienza perché lì abbiamo conosciuto i musicisti come Nino Rota, come Ennio Morricone e tanti altri e abbiamo suonato insieme parecchie colonne sonore; adesso posso citarne qualcuna, mi ricordo “Per un pugno di dollari” di Ennio Morricone, “Amarcord” di Nino Rota e tanti altri. E questo era il bel periodo del cinema italiano e diciamo anche per noi musicisti. Tra le varie colonne sonore registrate di Ennio Morricone, ricordo bene la serie dei film western: “Per qualche dollaro in più”, “Il buono, il brutto, il cattivo” e “C’era una volta il West” e ricordo che i chitarristi erano Pino Rucher alla chitarra elettrica e Battisti D’Amario alla chitarra classica. Mi ricordo “Metti, una sera a cena” e poi “Gli intoccabili” e mi ricordo che lì Pino Rucher aveva delle sortite come solista sempre con la chitarra elettrica”.
Intervista del violista Angelo Gentile su Pino Rucher “Mi piace sottolineare la conoscenza che ho avuto, il piacere naturalmente di conoscere un grande musicista, praticamente devo parlare di Pino Rucher, il quale era un musicista notevole e io ho avuto il piacere di conoscerlo qui a Roma perché sono subentrato dalla Puglia e sono venuto in Roma e ho fatto i miei studi, finito i miei studi a Roma e quindi poi ho cominciato la professione. Nell’ambito della professione ho conosciuto questo famoso chitarrista, che già ne sentivo parlare, ed è stato per me un momento veramente importante e commovente perché, devo dire che ho avuto il piacere di conoscere, suonare con questo personaggio che era già noto nell’ambiente romano, per cui è stato un piacere poter lavorare, collaborare con lui, ed è stato anche poi un conoscersi meglio dal punto di vista anche umano perché avevamo la comunità della provincia nostra pugliese, per cui tutti i lavori che si facevano, prima di cominciare il lavoro ci si dava un saluto alla pugliese e poi si faceva sto commento musicale; e questo personaggio era notissimo in Roma e richiestissimo da tutti i musicisti che allora erano importanti, tipo, non so, Morricone, Rota, Savina e tanti altri che adesso mi sfugge. In ogni caso, questo elemento era, diciamo, la base di tutta l’orchestra perché improvvisava oppure nel momento leggeva immediatamente, realizzava, quindi non faceva perdere tempo alle produzioni, per cui era un elemento ambito da qualunque maestro e qualunque composizione si facesse. Ha fatto tanto, ma tutte le produzioni delle quali io ho fatto parte, lui era prima chitarra, per cui era solista in effetti nell’ambito solistico e musicale, per cui devo dire che per me è commovente ricordarlo, è un onore ricordarlo soprattutto. Praticamente, io ho fatto la professione con questo collega benemerito, diciamo, e naturalmente era un piacere per me poter averlo nell’orchestra perché poi c’è stato un momento che io ho svolto la funzione di collocatore per quanto riguarda l’Unione Musicisti di Roma, per cui Pino Rucher era sempre il richiesto da tutti i maestri anche se avevamo il famoso Mario Gangi, avevamo Baroncini, avevamo Bruno Battisti D’Amario, successivamente è venuto Chimenti da Taranto, altro paesano mio e insomma, io facevo parte dell’Unione Musicisti di Roma anche come esecutore, perché sono stato violista di questo gruppo, di questa orchestra a parte la RAI e altri lavori dei quali ho fatto parte. Comunque, Pino Rucher emergeva su tutti, perché? Per la qualità del suono, per l’intonazione, per l’insieme perfetto anche senza aver mai provato nulla, lui leggeva in modo spaventoso tutti gli spartiti che gli si mettevano davanti, quindi non si perdeva tempo, realizzava nel modo migliore che si potesse. A mia memoria, diciamo che con il M° Rucher abbiamo lavorato tantissimo insieme, ma tanto, e praticamente io, a parte il fare l’esecutore come violista in questa orchestra, ero anche responsabile nel chiamare gli elementi che i maestri naturalmente chiedevano. Allora, mi ricordo che era assolutamente richiesto in modo particolare il M° Pino Rucher dal M° Morricone perché era il suo preferito come esecutore con la chitarra elettrica, come possiamo dire anche Bruno Battisti D’Amario con la classica. A un certo punto abbiamo fatto tanti di quei film che è difficile ricordarseli tutti, ma in mente mi ricordo intorno al ‘62 abbiamo fatto il film “I motorizzati”, poi c’è stata la solita, la solita ‘Trilogia del dollaro’, che ha avuto un grossissimo successo, dove Pino era sempre preminente come chitarra elettrica solistica, poi c’è stato l’avvento del “C’era una volta il West”, dove appunto Pino ha usato il distorsore che dava un input nell’esecuzione molto, molto particolare insomma, veramente ad effetto, quindi un bell’intervento. Ricordo, tra gli altri, il famoso film “L’uccello dalle piume di cristallo”, un film che aveva un tema abbastanza dolce, veramente melodico insomma, poi “La classe operaia va in paradiso”, l’altro film “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, dove il Pino Rucher ha fatto con la chitarra dei suoni particolari che all’epoca si chiamava wa-wa, come, per esempio, nel film di cui ho parlato prima, “C’era una volta il West”, dava questo senso strano di suono col distorsore, invece in questo caso la wa-wa la usava per dare un senso ironico alla trama del film, insomma nella musica, insomma metteva questa novità, per cui effettivamente emergeva su tutti gli elementi questa bravura, questa sensibilità, questo modo nuovo di concepire la colonna sonora con il suo strumento. Nel film “La classe operaia va in paradiso” il M° Rucher usava, come nel film “C’era una volta il West”, e l’ho detto precedentemente, usava il distorsore e creava un effetto incredibile perché nuovo, almeno alle orecchie di noi musicisti perché creava un pathos, dava un’idea veramente interessante, creava atmosfera, in parole povere. Tra questi film “Metti, una sera a cena” io me lo ricordo in modo particolare perché addirittura ricordo il luogo dove abbiamo registrato, era la Fono Roma, e questo film è molto bello, ha avuto un successo notevole; naturalmente prese parte Edda Dell’Orso come cantante del tema e Pino Rucher praticamente suonava la parte melodica a bossanova. Tra questi film menzionati precedentemente mi ricordo “Ok Connery”, era un film sempre di musica del M° Morricone, e Pino Rucher aveva una parte preminente come chitarra solista e mi ricordo che fu realizzato nella sala International Recording, come del resto gli altri film noi li facevamo alla RCA, alla Fono Roma e all’Ortophonic successivamente a partire dagli anni, credo, ‘70, [e] siamo andati avanti con tutti ‘sti film che si eseguivano in queste sale, che Roma è piena naturalmente. Pino Rucher praticamente era sempre presente con questi suoi interventi perché era, ripeto, ho già detto, richiesto in particolare dal M° Morricone e da altri maestri naturalmente perché era un elemento indispensabile che dava lustro alla colonna sonora, dava gli effetti di cui si è detto prima col distorsore, con la chitarra wa-wa e così via, quindi Pino è rimasto nella mente mia come amico e come grande esecutore, grande artista. Dunque allora il M° Pino Rucher era richiesto, e già l’ho accennavo precedentemente, e quindi era chiamato da tutti ‘sti maestri, mi ricordo Ortolani, Bacalov, De Masi, ma tanti altri. In ogni caso, mi ricordo che con Ortolani fu fatto il film “I giorni dell’ira”, che fu un film molto importante, dove Pino aveva una parte preminente come chitarrista; poi Bacalov ha fatto “Django” e “Il prezzo del potere”, dove ha inserito il distorsore in questi pezzi, perché è tutta roba da film western; poi “Arizona Colt”e “Oklahoma John” era di De Masi, Franco De Masi mi ricordo, era un film che abbiamo fatto, credo, se ricordo bene, alla RCA, sì, e Pino Rucher era prediletto per questi maestri in quanto era specializzato nel genere della chitarra solistica elettrica. Pino Rucher era un elemento versatilissimo perché in realtà era richiesto da tutti i maestri per i vari generi che era capace di poter eseguire, diciamo pure che era di un’intonazione, di una perfezione, per quanto riguarda il suo orecchio, che era memorabile perché appunto lui in effetti non sgarrava mai, insomma l’intonazione perfetta, per cui si adattava subito a tutti i gruppi che si formavano. Mi ricordo del M° Piccioni, lui ha fatto il famoso “Fumo di Londra”, dove era un tipo di musica beat e quindi lui aderiva perfettamente al testo perché era versatile come dicevo prima, fermo restando che i film di Rota, per esempio, che c’era quella vena melodica e lui si adattava benissimo nel film “Otto e mezzo”, “Amarcord”, questi film di Rota, come i film dell’amico Rustichelli: “Amici miei”, “La ragazza di Bube”, “Signore & signori”, era, tutti film che io mi ricordo perfettamente, come se fosse stato fatto ieri, questo film. Per me è stato un esecutore esemplare, una persona umana magnifica e quindi è un ricordo dolcissimo e importantissimo”.
La chitarra elettrica che segnò il cinema - Intervista del trombettista Nino Iannamorelli su Pino Rucher “Sono Nino Iannamorelli, ho fatto parte dell’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia per 32 anni, dal 1945 al 1977, e parimenti ho insegnato prima nel Conservatorio di Pescara, poi sono passato al San Pietro a Majella a Napoli e dopo ho finito l’insegnamento nel Conservatorio di Santa Cecilia. Ho suonato con tutti i grandi direttori del mondo, d’orchestra. Io, nella mia lunga carriera, ho preso parte a molte sincronizzazioni per musica per film, vero, e ho conosciuto in queste occasioni il grande chitarrista Pino Rucher, vero, e quindi abbiamo fatto, lui faceva parte di un’orchestra di musica leggera, io facevo parte della musica sinfonica classica, però ho avuto modo ugualmente di apprezzarlo dal 1954, “Cento anni d’amore”, “La strada” e tanti altri. Quindi, ho potuto apprezzare la sua arte, grande chitarrista, apprezzato da tutti, come chitarrista di chitarra elettrica; però, io posso dire quello che sto dicendo con grande certezza perché l’ho sentito anche se faceva parte di un complesso diverso, però in certe occasioni ci siamo incontrati nelle varie musiche di vari autori, di Nino Rota, di Morricone, etc., etc. Fra i tanti film incisi nelle musiche di Nino Rota, “La dolce vita” e “Otto e mezzo”, c’era un duetto con il chitarrista Pino Rucher e quindi ricordo che queste cose particolarmente che ho potuto apprezzare il meraviglioso suono di questo grande artista. Nelle tante musiche che ho registrato, ricordo bene i pezzi scritti da Ennio Morricone, “Per un pugno di dollari”, dove prendeva parte la tromba Lacerenza. Io ho preso parte nello stesso film nella scena d’inseguimento e comunque c’era con noi anche il grande chitarrista solista Pino Rucher. Ricordo di aver inciso “Uragano”, uno degli ultimi film che ho registrato con Pino Rucher, e ho apprezzato la sua arte di grande chitarrista e quindi, potrei dire tutte le cose magnifiche su quest’uomo qui, perché veramente era apprezzato da tutti noi, tutti quelli che lo abbiamo conosciuto, e abbiamo serbato un grandissimo ricordo. Lo saluto con affetto e mi dispiace che non sia più presente con noi”.
Intervista dell’oboista Bruno Incagnoli su Pino Rucher “Nell’orchestra dei Toscani molti anni fa ho conosciuto il fenomeno, un fenomeno, Pino Rucher, grande chitarrista, perfetto, musicista di quelli che ne nasce uno ogni cento anni per dire. Quando suonava si andava oltre le note musicali, intonazione perfetta. Io ho suonato anche con altri chitarristi che erano anche bravi, ma lui aveva il dono della musica, il mistero che c’è dietro le note lui l’aveva capito non soltanto tecnicamente, e che devo dire sono rimasto; per me era un piacere ogni volta che c’era lui perché mi sentivo legato in una maniera, quando si suonava insieme non c’erano problemi, l’intonazione perfetta, automaticamente veniva come un miracolo, non voglio esagerare, non è una esagerazione, questo era Pino Rucher per me. Tornando indietro negli anni, ho suonato insieme a tanti bravi chitarristi, Mario Gangi, Enzo Grillini, Bruno Battisti D’Amario, Libero Tosoni e anche con spagnoli; Pino Rucher, il suono di Pino Rucher se lo sognano perché è eccezionale, tocca il cuore, poi la tecnica velata da una pienezza di armonici e si sente proprio vibrare la cosa che arriva al cuore, quindi tutte le volte che potevo suonare con lui ero entusiasta. Con Pino Rucher abbiamo lavorato in molti film specialmente quelli con Nino Rota, solista nelle musiche di Nino Rota con la chitarra elettrica, eccezionale, con “La strada”, “Le notti di Cabiria”, “La grande guerra”, “La dolce vita”, film del ʻ59. Eccezionale, una cosa impressionante nella perfezione e anche entrava nel testo, diciamo, entrava così quasi come, insomma, come posso dire, come un fatto magico, riusciva a penetrare il personaggio e quello che voleva il compositore. Pino Rucher è stato solista nel ʻ60, abbiamo suonato insieme, “Rocco e i suoi fratelli”, “Boccaccio ʻ70”, “Otto e mezzo”, “Amarcord” e “Uragano”, ma specialmente nel film “Uragano” avevamo un duetto io con l’oboe, lui con la chitarra, ovviamente; è stato un duetto eccellente, fantastico, e fu l’ultima opera di Nino Rota, prima suonava lui con la chitarra, poi io mi immettevo con l’oboe ripetendo lo stesso tema e lì è stata una cosa che veramente mi ha commosso, ce l’ho proprio stampato nel cuore per il bel suono di Pino Rucher. Io ho suonato molti, molti film con Ennio Morricone, di Ennio Morricone, scusate, e con il solista di chitarra elettrica Pino Rucher, che ce l’ho nel cuore, e abbiamo fatto insieme “Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più”, “Il buono, il brutto, il cattivo” e altre composizioni. Tra le tante esperienze nella mia carriera con Ennio Morricone [vi è] “Per un pugno di dollari”, film che anche oggi viene eseguito in tante parti, dunque i ‘titoli’ venivano, iniziavano, anzi, per dirla meglio con il fischio di Alessandroni, che s’accompagnava con la chitarra, e poi subentra Pino Rucher con la sua chitarra elettrica solista, eccezionale, molto energico e raffinato allo stesso tempo. Con Pino Rucher abbiamo suonato in tanti, tanti film, tanti, con Rustichelli, Savina, autori americani, insomma tanti, tutto abbiamo fatto; poi, il filone western con De Masi, “Oklahoma John”, “Arizona Colt”, “7 dollari sul rosso” sempre con Pino Rucher come solista alla chitarra elettrica. E Pino Rucher era il primo, era eccezionale, lo ripeterò sempre perché è inutile, sappiamo tutti chi è, chi è stato. Quando riascolto gli assoli di Pino Rucher nel film “Pinocchio” del M° Carpi sento una nostalgia, una pienezza, una pienezza, ascoltando quel suono, quel suono wa-wa come si dice, io sono oboista quindi resto entusiasta, ma resto anche triste, non è soltanto un suono normale, c’è un anima dietro molto raffinata, molto raffinata, che ti rimane nel cuore, ti fa vibrare e per me è stato, pur suonando insieme a mio padre e a me insieme, tante volte ci siamo incontrati perché mio padre faceva il secondo, io facevo il primo e naturalmente con Pino Rucher, e questi sentimenti che lui smuoveva, questo sentire m’è rimasto impresso, per me è stato il più grande che abbia avuto l’onore di suonare”.
Intervista del cantante Ettore Lovecchio su Pino Rucher “Nasco artisticamente nel 1964 con i Cantori Moderni di Alessandroni e quindi abbiamo registrato come corista diverse colonne sonore di musica da film. Ho fatto in contemporanea anche l’attore, ho partecipato agli ultimi due Festival di Napoli e ho registrato in tutto 36 colonne sonore di musica da film. Nel 1966 inizio a cantare le colonne sonore da solista nel film “Arizona Colt” e in quell’occasione ebbi modo di conoscere il M° Pino Rucher, che ha suonato la chitarra elettrica solista. I film da solista che io ho iniziato a cantare, western, con il M° Francesco De Masi, dei quali film che adesso li elencherò perché non li ricordo, li devo leggere, il M° Pino Rucher era solista con la chitarra elettrica in tutti questi film che vi nominerò: “Troppo per vivere... poco per morire”, “7 winchester per un massacro”, “... e venne il tempo di uccidere”, “Il momento di uccidere” e “Quanto costa morire”. Il M° Pino Rucher, ho avuto il piacere di conoscerlo, è un eccellente maestro, ha suonato nella ‘Trilogia’ dei western di Sergio Leone e Pino Rucher fu solista con la chitarra elettrica. Quindi, di lui ho un eccellente ricordo come uomo, come musicista e come essere umano. Vi ringrazio”.
Intervista del direttore d’orchestra, compositore e pianista Gianfranco Plenizio su Pino Rucher “Io, in 45 anni di carriera, ho diretto più di 300 film e ho scritto la musica per 35 e ricordo che negli anni degli spaghetti western era spesso, c’erano due elementi che risaltavano sempre, il fischio e la chitarra; chitarra elettrica che aveva naturalmente il tema conduttore, per esempio ricordo “Lo chiamavano Trinità”, che è stato un film di grande successo, nel quale Pino Rucher aveva avuto anche modo di esprimere una certa ironia nelle sue esecuzioni. Era veramente, come posso dire, un apporto fondamentale anche alla colonna sonora e al carattere del film. Beh, poi c’era Armando Trovajoli che era innamorato di Pino Rucher e io mi ricordo i temi che gli affidava nel film “Dramma della gelosia”, che io ho diretto, ma anche in un altro film che io non ho diretto, ma che aveva praticamente lo stesso colore e che era “Straziami ma di baci saziami”; queste commedie di Age & Scarpelli, che erano per metà ironiche e per metà anche riflessive, e bisogna dire che in queste situazioni, la chitarra di Pino cantava in una maniera straordinaria e dava quel tanto di riverbero anche malinconico, quella che i tedeschi chiamano sehnsucht, quel senso un po’ di rimescolamento interiore e beh, credetemi, non era facile”.
Intervista del compositore Gianfranco Reverberi su Pino Rucher “Allora, io dovrei parlare di me, non so parlare di me, comunque posso raccontare come è cominciata la cosa; abbiamo cominciato sia con mio fratello che con tutti quelli che poi sono diventati cantautori a Genova, in Via Cecchi, poi da Milano, prima alla Ricordi, poi alla CGD, poi alla RCA e fondamentalmente come compositore, come produttore, ma fondamentalmente come compositore. In questa occasione, ho conosciuto tutti quelli che sono stati i musicisti più importanti, direi, di quel periodo. Allora, nel periodo che sono arrivato alla RCA, naturalmente, ho avuto occasione di conoscere molti musicisti, grandi professionisti, in particolare il chitarrista Pino Rucher, che era un grandissimo professionista e soprattutto lavorava per tutti i più grandi musicisti: Morricone, Nicolai, etc., tutti. Con lui abbiamo fatto parecchi lavori assieme, sia per i cantanti che producevo io, sia per le colonne sonore. Allora, Pino Rucher era un chitarrista molto versatile, era un grande jazzista, ma naturalmente suonava tutti i generi possibili quando era il caso e in particolare mi ricordo, ma lo ricordo perché è stata una cosa molto positiva: la chitarra che suonava nel film “Preparati la bara”, il film che poi da un brano di questo film è stato ricavato, ripreso nel 2006 dai Gnarls Barkley con il brano “Crazy” ha fatto il giro del mondo, quindi oltretutto mi portava anche fortuna, devo dire. Pino Rucher, oltre ad essere uno specialista nel genere western, western all’italiana naturalmente, era un grandissimo jazzista e aveva un suono molto caldo, molto bello con la chitarra, infatti, noi lo abbiamo avuto per una colonna sonora del film “Le malizie di Venere” con Laura Antonelli; un film che ha avuto un successo, particolarmente in Inghilterra, infatti uno di questi brani è stato un successo in Inghilterra e devo dire che la caratteristica del suo modo di suonare, del suo suono di questa chitarra, di queste cose, ha contribuito molto al successo di questo brano. La versatilità di Pino Rucher era molto utile quando si dovevano fare, in particolare, le colonne sonore perché qualunque cosa servisse lui era disponibile e le realizzava nel modo giusto, in particolare nel film “La morte non ha sesso” e “Il sesso degli angeli”, lui usava la chitarra in modo molto più moderno col distorsore, etc., e questa è un’altra delle caratteristiche importanti di un chitarrista importante. Recentemente, ho rivisto il film “Chimera”, film dove io ho fatto la colonna sonora, e nel finale, dopo un assolo di tromba, penso fosse Nini Rosso, c’è un intervento di chitarra e mi ha fatto ricordare tanto quel periodo bellissimo, periodo dove la musica aveva un senso e soprattutto ho ricordato Pino Rucher con grandissimo affetto”.
Intervista del contrabbassista Giorgio Rosciglione su Pino Rucher “Pino Rucher era una persona incredibilmente entusiasta, grande appassionato di jazz e di musica in generale, perché era un musicista totale, tant’è vero che molti maestri lo preferivano ad altri chitarristi per la sua inventiva, per la sua maniera di sapersi subito inserire in quel contesto sonoro, che serviva in quella data scena e in quel dato momento del film, anche con i suggerimenti dei maestri; però, lui riusciva a interpretare in maniera eccellente il desiderio del maestro per quello che egli chiedeva. In quel tempo la funzione della chitarra ha visto le ambientazioni dei film, specialmente film di violenza o film di una certa atmosfera; richiedevano queste scene una sonorità che ancora fino a quel tempo non si era mai ascoltata, cioè nel senso la chitarra distorta, però distorta con un certo suono, con una certa incisività che dava proprio il senso della scena, che la musica era molto importante per quel tipo di filmato, di scena con le varie atmosfere; e Pino Rucher era uno di quelli che sapeva interpretare nella maniera migliore questo tipo di sonorità. Io lo ricordo anche se a quei tempi c’erano organici molto grossi e certe volte eravamo molto distanti, appena sentivo il suono della chitarra, subito capivo che era lui anche se era coperto da altri musicisti o altre cose, però sentendo il suono già sapevo che era Pino Rucher; e insieme a lui abbiamo fatto molti film tra i quali “C’era una volta il West”, “Città violenta”, “La classe operaia va in paradiso”; naturalmente il maestro era Ennio Morricone e quindi, potete immaginare, son film storici. Pino Rucher era uno di quelli che era preferito veramente da tutti e io ho avuto la fortuna di lavorare con lui tantissime volte in tantissimi film; con Ennio Morricone ne abbiamo fatto perlomeno decine. Purtroppo, elementi, musicisti come Pino Rucher non ce ne saranno più, purtroppo, e lo devo dire con molto dispiacere perché era un’altra qualità di musicista, di suono, di modo di interpretare la musica e di dare il massimo che si poteva dare da se stessi e Pino Rucher è stato uno di quelli. Lui veramente è stato il primo, il primo ad avere delle sonorità con questa grande duttilità che aveva, queste sonorità che davano una spinta, veramente un’atmosfera particolare in quelle scene che servivano; per esempio, prendiamo dei film di Ennio Morricone come “C’era una volta il West”, “La classe operaia va in paradiso” e “Città violenta”; quindi, erano tutti film che avevano un pathos, un’atmosfera particolare, che andava sottolineata con la musica e con quel tipo di sonorità di chitarra che aveva Pino Rucher, che praticamente solo lui aveva, perché era un modo che si era inventato lui attraverso alcuni apparecchi elettronici di allora e che davano queste sonorità che erano giuste, adatte proprio per sottolineare quel tipo di atmosfera e Pino Rucher ci riusciva in maniera eccellente tant’è vero che i maestri lo richiedevano proprio per avere quel tipo di suono”.
Intervista del direttore d’orchestra e flautista Nicola Samale su Pino Rucher “Parlare della propria carriera, della propria vita, scavare nel passato è un’operazione tutto sommato simpatica. Io provengo dagli studi classici. Scappai da scuola e andai in conservatorio perché sentivo la vocazione musicale prepotente. Non essendo troppo giovane, sono riuscito a entrare col flauto e con la composizione, il pianoforte l’ho dovuto abbandonare, purtroppo. Col flauto sono pervenuto a livelli piuttosto, diciamo, notevoli perché ho cominciato a fare concerti di musica da camera e altro. Ebbi la sorpresa di essere chiamato ai turni di incisione dove ero abbastanza ricercato, richiesto. In quel tempo studiavo composizione e mi divertivo moltissimo ad analizzare i pezzi che suonavo, valutavo i maestri. Tra i vari maestri mi fece impressione allora Ennio Morricone, che era allora taciturno, severissimo, aveva un aspetto abbastanza inquietante per la sua precisione, la sua severità. Dopo il diploma di flauto, che fu abbastanza brillante, continuai a studiare composizione e in particolare mi specializzai in direzione d’orchestra. Lì ho avuto occasione di conoscere un grande, veramente un grande, penso uno dei più grandi direttori d’orchestra del secolo, Franco Ferrara, che per motivi di salute purtroppo ha dovuto lasciare la carriera, i fasti della carriera e dedicarsi all’insegnamento. E in quel periodo appunto che mi lanciai nella carriera, cominciai a fare i turni di incisione e conobbi un’infinità di musicisti. Parlando di Pino Rucher, la prima cosa che mi viene in mente è l’associazione con la ‘Trilogia del dollaro’ cosiddetto. Pino Rucher è stato un chitarrista straordinario, eccezionale; moltissimi maestri ne hanno riconosciuto qualità eccelse, era richiestissimo e io dopo tanti anni ancora non riesco a dimenticare il caratteristico sound che emetteva da questa chitarra; fra l’altro è stato forse il primo a introdurre una certa maniera di suonare con la chitarra elettrica, col distorsore; in ogni caso, la sua precisione, la sua intonazione leggendaria lo hanno subito reso popolarissimo presso i vari maestri.
→ Per un pugno di dollari - Ennio Morricone
Ecco, in questo assolo di chitarra elettrica possiamo notare le caratteristiche principali di questo musicista, di questo grande concertista: la nettezza d’attacco, l’intonazione perfetta, la puntualità precisa del fraseggio e quelli danno un aspetto personalissimo, come da firma, come lo svolazzo di una firma, inimitabile o se si preferisce un’impronta digitale musicale. Io ricordo una caratteristica che quando si incidevano questi pezzi, praticamente non si ripeteva quasi mai, già la prima, seconda lettura era già buona per l’incisione e questa è una caratteristica professionalmente molto importante per questo lavoro.
→ Per qualche dollaro in più (Il vizio di uccidere) - Ennio Morricone
“Per qualche dollaro in più”: la chitarra di Pino Rucher su un tappeto morbidissimo di archi, sognante, un tocco fatato che la fa cantare; difficile fare cantare uno strumento a pizzico, ma il M° Rucher ci riesce egregiamente. Questa serena e pacata melodia si apre con l’intervento epico della batteria di Pierino Munari, che apre appunto su un intervento corale grandioso che suggella la tematica del film.
→ Per qualche dollaro in più - Ennio Morricone
I titoli di testa di questo film sono meravigliosi. Qui Pino Rucher usa una chitarra, una Fender Jaguar, che è praticamente il punto culminante della sua maestria di esecutore; sentite che fraseggio straordinario, balzante, che forza, che timbro eroico, poi naturalmente è chiaro, la chitarra, che è sempre uno strumento monocorde in realtà, poi in mano di un artista provetto, sensibile, svela un’infinità di atteggiamenti. Che io ricordi, Pino Rucher è stato il primo a usare questo modello straordinario di Fender Jaguar, più tardi l’ha ceduto, non so perché, forse per esigenze di rinnovamento o di modernità e ha usato un modello Fender Stratocaster.
→ I giorni dell’ira - Riz Ortolani
In questo film di Ortolani, “I giorni dell’ira”, che potrei definire un western psichedelico, il suono comincia a diventare aggressivo, addirittura con effetti stellari, fortissimi, e praticamente delimita e definisce precisamente una nuova maniera stilistica di Rucher, praticamente introduce il suo stile preciso nel western da ora in avanti sulla chitarra elettrica.
→ Ménage all’italiana - Ennio Morricone
“Ménage all’italiana”: e che dire di questo stile straordinario, soffuso, delicato, soprattutto tecnicamente, il passaggio tra le corde, il passaggio tra le posizioni, legatissimo, controllo del vibrato, alcune note sì, alcune note no, alcune note di più, di meno, è come, è come se la chitarra cantasse. Mi piacerebbe addentrarmi dentro i fenomeni interpretativi, la fenomenologia dell’esecuzione, tutte le caratteristiche che fanno di un esecutore un esecutore di classe. A voi, Pino Rucher.
→ Metti, una sera a cena - Ennio Morricone
→ Jekyll - Gino Marinuzzi Jr.
→ Lo chiamavano trinità - Franco Micalizzi
Ci riallacciamo al filone western in questo bellissimo film, “Lo chiamavano trinità”, con musica di Micalizzi. Qui Pino Rucher esegue con enorme carica di ironia, quasi al limite del grottesco, due frammenti dal film che gli sono particolarmente congeniali, secondo me, e ha potuto dare a queste zone sonore una firma inconfondibile e indimenticabile.
→ Il buono, il brutto, il cattivo - Ennio Morricone
Che dire di questo celeberrimo brano da “Il buono, il brutto, il cattivo”: è un classico, come classica l’esecuzione di Pino Rucher, che con aggressiva signorilità fa un fraseggio di grandissimo effetto, destinato a rimanere impresso nelle orecchie degli ascoltatori.
Vorrei concludere la galleria dei ricordi, il lavoro che ho condiviso con Pino Rucher, ricordando appunto grandi musicisti coi quali abbiamo passato ore e ore di assiduo lavoro: Morricone, Nicolai, Bacalov, De Masi, Ortolani, Ferrio, Umiliani, Piccioni, Rota, Piovani, Nascimbene, Peguri, Rustichelli, Savina e tanti altri maestri validissimi”.
Intervista del tecnico del suono Federico Savina su Pino Rucher “Un’altra caratteristica del M° Pino Rucher esecutore, era la capacità di adattarsi o di adattare, se necessario, la sua caratura interna di natura jazzistica o classica o altre forme che in questo momento non saprei esprimere, ma aveva quella capacità classica del grande interprete e cioè interpretare nota per nota nell’ambito della scrittura, in che modo? Giocando sugli anticipi microscopici, piccolissimi ma che danno sempre quella intensità di andare, di raccontare, no, anticipo nella parola classica della parola, che vuol dire essere davanti agli altri, essere in prima fila, no, davanti e poi c’è un’orchestra che segue; mio fratello quando dirigeva diceva: «Ci sono in un’orchestra i rimorchiati e i rimorchiatori, i rimorchiati possono stare a casa, i rimorchiatori continuino». Però un rimorchiatore sta davanti, invece, essere in prima fila, perché io son quello che sta dettando la musicalità di questo pezzo e la musicalità del pezzo è fatta di che cosa? Di un parlato, di un’intenzione musicale, per cui ogni nota è diversa dall’altra, nel rispetto preciso di quella che era l’intenzione del maestro, del compositore, di chi ha scritto la musica; e questi sono piccoli anticipi, piccoli ritardi, abbellimenti, mai uguali, costanti nel tempo, ma, secondo quello che dice la musica, e quel respiro fatto in anticipo, e quel respiro fatto dopo, e quel respiro lasciato un attimo, ma ripreso, e questi piccoli movimenti nell’interno di una cosa che cammina identificano quello che sta in prima fila e che è vestito di bianco rispetto a tutti gli altri che hanno vestiti diversi. Questo che ho appena detto è verificabile, è sentibile se si pone attenzione in alcune parti del tema che il M° Pino Rucher suona nel film “Il Clan dei Siciliani”. L’attento esame di questo pezzo scritto dal M° Morricone per il film “Il Clan dei Siciliani” proprio verifica questo: lui suona un tema melodico, suonato con la chitarra e le note sono, scusate il termine, puntute, cioè sono secche, precise, non sono, pur essendo scritto musicalmente, credo, esattamente quadrato, non ci sono due note che capitino metronomicamente nello stesso tempo, una nota è lievemente anticipata, una serie di note sono, specialmente gli attacchi delle frasi, alcune ritardate, e questo ondeggiare sopra una base precisa conferisce al pezzo un senso di voglio andare avanti, vado avanti e di determinazione e nel film “Il Clan dei Siciliani” ha una determinazione ben precisa e lo distingue il ritmo dell’orchestra che accompagna questa melodia, ma questa melodia ha un qualche cosa di sapore che si stacca dal resto dell’accompagnamento e si stacca per definire che cosa? L’interpretazione dell’esecutore, in questo caso il nostro Pino Rucher, che riesce a modulare piccole, bisogna stare attenti per sentirle, ma ci si accorge che lui sta davanti, tira, non tira l’orchestra nel senso che l’orchestra ritarda, ma dà, dà lancio all’orchestra, e questo accoppiato ad un’immagine che ha un suo carattere aiuta a definire l’immagine stessa, un’immagine positiva oppure un’immagine negativa se fosse suonato in maniera completamente diversa”.
Intervista del sassofonista Giuseppe Taurino su Pino Rucher “Io come musicista mi trasferii a Roma negli anni ‘60 e allora il punto di arrivo per noi che eravamo giovani era di entrare dentro, in un circolo, che era rimasto chiuso questo circolo; era solo per alcuni musicisti molto, molto bravi e lì ebbi la fortuna di incontrare, incontravo un nome famoso allora, che era il chitarrista Pino Rucher, era lui che inventò molti modi di suonare usando tecniche che allora non erano mai state usate. Con Pino Rucher noi facemmo molte trasmissioni radiofoniche, delle quali c’era “Tutto da rifare”, “Campo dei fiori”, “Sorella radio” e i maestri erano Franco Riva e Armando Del Cupola che si intercalavano ogni tanto a fare queste trasmissioni. Tra le tante colonne sonore incise con Pino Rucher c’era “Giulietta degli spiriti”, “Amarcord”, “La moglie del prete” e “Kriminal”. Nel ‘72 io e Pino Rucher incidemmo le musiche di un film di Fiorenzo Carpi, che era “Le avventure di Pinocchio”, e ottenne un successo enorme perché usò il wa-wa. Pino Rucher era un grande maestro e mi ricordo che nel “C’era una volta il West”, in quel film, fu grande e i suoi momenti che suonò rimasero memorabili. Pino Rucher era un maestro col distorsore e nel film “C’era una volta il West” fece uno dei più grandi assoli che i chitarristi avessero mai fatto. Dunque, Pino Rucher era specialista in effetti, effetti con la chitarra, che allora non si conoscevano ancora. Lui fu uno dei primi. Mi ricordo che molti musicisti, molti chitarristi tentarono di imitarlo, ma senza alcun successo per i primi giorni, poi dopo pian piano riuscirono a copiarlo, ma lui era il primo che tirò fuori questo sistema. Ho lavorato in molti film dopo con Pino Rucher e quello che posso dire di lui che era un grande professionista. Oltre ad essere un bravo chitarrista, perché era bravo, era una persona studiosa. Era una persona seria, era un professionista serio, c’erano molti professionisti, ma chi mi ha colpito è stato lui. Tutto composto, doveva essere tutto logico, tutto bello e infatti lui per me è rimasto un grande musicista, un grande chitarrista”.
Intervista del cornista Franco Traverso su Pino Rucher “Ho cominciato giovanissimo a fare, a suonare la professione di cornista, nel ʻ55 a Genova, al Carlo Felice, sono entrato in orchestra, appunto avevo 16 anni, 16 anni e mezzo. Poi, nel ʻ59, ho fatto un concorso a Roma all’Accademia di Santa Cecilia, concorso che ho vinto, e ho cominciato di lì la mia professione di strumentista in questa grande orchestra e come primo corno sono rimasto 39 anni in orchestra. Dopo un po’ di anni che stavo a Roma, ho cominciato anche a frequentare le sale di incisione, mi chiamavano i vari musicisti, i grandi musicisti di allora, e ho fatto tante cose come cornista di fila, come solista, e ho avuto il piacere di conoscere moltissimi, bravissimi strumentisti, jazzisti, musica leggera, e mi ricordo particolarmente Pino Rucher, il chitarrista, che veramente era un caposcuola per quei tempi; riusciva a creare delle situazioni di pathos, di rabbia, riusciva anche a fare questo suono distorto con sta chitarra, che poi è stato anche copiato da molti, lui è stato uno dei primi, dei primissimi, un precursore. Mi ricordo particolarmente dei film che ho inciso con Pino Rucher dove lui era solista, aveva parti di primissimo piano: “C’era una volta il West”, “Un esercito di 5 uomini” e poi “La classe operaia va in paradiso”; mi ricordo che aveva delle parti molto, molto caratteristiche e molto importanti. Con Pino Rucher solista di chitarra elettrica mi ricordo abbiamo inciso moltissimi film, con musiche di Morricone soprattutto, e mi ricordo la ‘Trilogia del dollaro’, “Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più” e “Il buono, il brutto, il cattivo” e poi “Il clan dei Siciliani”, “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” e “Metti una sera a cena”; questi sono dei titoli che mi ricordo particolarmente perché mi ricordo che Pino Rucher aveva delle parti solistiche, tutti quanti avevamo delle parti solistiche, io suonavo il corno, quindi avevamo anche noi delle cose importanti sia da solo che con altri colleghi, però, quello che faceva Pino Rucher era particolare perché riusciva a creare questi effetti, queste cose che erano molto apprezzate dai musicisti e soprattutto da Ennio Morricone che, diciamo, ha sfruttato un po’ queste facilità che aveva Pino Rucher di ottenere questi suoni un po’ particolari. Oltre ai film con Ennio Morricone, mi ricordo particolarmente che Pino Rucher aveva delle parti importanti solistiche con effetti straordinari, come sapeva creare lui, e mi ricordo veramente questi tre film: “Amarcord”, “Amici miei” e “Otto e mezzo”. Con Pino Rucher mi ricordo che abbiamo inciso molti, molti film con diversi maestri e compositori celebri allora, come Nino Rota, come Ortolani, Ferrio, Savina, adesso qualcuno mi sfugge, anche i vecchi Lavagnino, Nascimbene, Rustichelli. Ho un buon ricordo di quel periodo quando incidevamo con questi bravissimi musicisti, tra i quali Pino Rucher era uno dei più, eravamo anche amici, così ci si vedeva oltre a suonare, ci si incontrava, qualche volta si chiacchierava, era una persona molto, molto socievole, ho un buon ricordo, come, di lui, come di tanti altri, e soprattutto lui è stato, diciamo, un precursore di questi modelli Fender, un caposcuola diciamo. Ho un bellissimo ricordo, come sia professionalmente che come persona, che era una persona affabile. Io ero più giovane e quindi avevo rispetto per questi colleghi più anziani e soprattutto con Pino Rucher ho un bellissimo ricordo, ecco”.
Intervista del compositore ed etnomusicologo Ivan Vandor su Pino Rucher “Ricordo ancora, io che non ho un eccellente memoria, ma questo lo ricordo, che il novembre del 1951 fummo invitati, il plurale si riferisce alla “Roman New Orleans Jazz Band”, che io avevo contribuito a formare assieme ai miei amici, e che è stata la prima orchestra dixieland in Italia, e allora siamo stati invitati dall’Hot Club, cioè il club che si occupava di jazz, nella città di Bari dove avevano organizzato un concerto di un gruppo che non ricordo, poi c’era un trio eccellente, era il trio di Pino Rucher, che suonava la chitarra un po’ alla maniera, se ricordo bene, di Barney Kessel, che è stato un grande, grande chitarrista di quell’epoca americano; e poi, ci fummo noi, appunto la “Roman New Orleans Jazz Band” e ricordo con piacere Pino Rucher, tanto più che negli anni successivi l’ho rincontrato in varie sedute di incisione, sia per il teatro e soprattutto per alcuni film, e quindi, questa è una cosa che ricordo, ecco. E ricordo anche Pino Rucher nelle incisioni delle musiche di scena di “La pietà di novembre”, che fu messo appunto in scena, cioè al teatro, mi pare all’Eliseo? Non ricordo adesso esattamente, o al Quirino, ma insomma era un teatro importante, questo non lo ricordo. “La pietà di novembre”: si chiamava un lavoro di Brusati con la regia del mio amico di allora Valerio Zurlini e con degli attori stupendi, dei grandi attori, Albertazzi, Anna Proclemer, Diana Torrieri, Sergio Tofano, e appunto Zurlini mi chiese di scrivere le musiche di scena, cosa che io feci, spero, abbastanza bene, e soprattutto basandomi sull’arte esecutiva di Pino Rucher alla chitarra, che fece magnificamente bene. Dopo questa esperienza teatrale del ‘66 di “La pietà di novembre”, mi capitò di fare le musiche per alcuni film tra cui, pochi del resto, pochi film, tra cui “Se sei vivo spara” di Giulio Questi; un originale, uno dei primi, del resto, molto originale western all’italiana in cui il commento musicale era basato sulla chitarra di Pino Rucher. Poi, il montaggio e poi c’era un grande montatore allora, che si chiamava Kim Arcalli, e il montaggio che è stato fatto da lui in cui torna molto, molto, molto spesso il suono della chitarra di Pino Rucher, che dà questo carattere particolare al film. Poi, ebbi modo di rincontrare Pino Rucher, se ricordo bene, nella seconda parte degli anni ‘70, più o meno, perché scrissi, sapendo che lui ci sarebbe stato, scrissi apposta una melodia pensando appunto alla chitarra elettrica di Pino Rucher per il film “Una spirale di nebbia” di Eriprando Visconti, beh, in cui, il tema principale, appunto, eseguito dalla chitarra elettrica con i suoi tipici portamenti al punto giusto, che solo un musicista di levatura sa eseguire così bene. Mi piace ricordare Pino Rucher non solo per quanto ho detto prima, ma anche come lui abbia capito, intuito quel film “Se sei vivo spara”, questo western, in cui è riuscito a tirare fuori da quattro note, del resto, del tema, ma un suono così particolare, così metallico, quasi stridente, così in carattere con tutta la storia, che è una storia un pochettino truculenta, è un western all’italiana, ma con la zampata, come dire, di Giulio Questi, e Pino Rucher è riuscito proprio nel suono stesso del suo strumento a dare, a contribuire a questa asciuttezza selvaggia, se così posso esprimermi, insomma, ecco del film in genere, quindi lo ricordo veramente con molto piacere”.